Obbligo vaccinale docenti: a metà tra dovere o forzatura incostituzionale
Sono giorni decisivi per la decisione del Consiglio dei ministri circa la possibilità di istituire l’obbligo vaccinale per il personale scolastico. Non bastano le alte percentuali dei vaccinati (75% con entrambe le dosi e 85% con la prima dose), per far stare tranquillo Governo e Cts circa la riapertura delle scuole in presenza.
Si pone un problema di costituzionalità dell’eventuale norma. L’obbligo di vaccinare il personale docente aprirebbe un contenzioso complicato a livello di norme del diritto del lavoro e di privacy, considerato che secondo quanto sancito finora, il datore di lavoro, infatti, non può verificare lo stato di vaccinazione dei sui dipendenti.
Diritto alla privacy e alla libertà
Di contro, è evidente come ci si trovi di fronte a una situazione senza precedenti, per quel che riguarda il rischio per la salute pubblica, che sta portando a rivedere molti principi finora ritenuti capisaldi.
Fino a due anni fa, ci sarebbe sembrato impossibile non poter uscire di casa come avvenuto nel lockdown, dover giustificare i nostri spostamenti o non poter entrare in un supermercato senza mascherina. Adesso ci sembrano cose assolutamente normali e anzi logiche, nell’interesse della nostra salute e di quella degli altri.
Vaccino non ancora sicuro
In tutto ciò, c’è a fare da sfondo il pericolo vaccini, non ancora sperimentati a sufficienza (generalmente un vaccino impiega dieci anni per essere approvato) e dunque lo scetticismo è comprensibile. Chi è incerto, non può essere considerato un classico ‘no vax’, sarebbe riduttivo e banale.
Il mondo scientifico assicura che il vaccino è sicuro, ma è un dato di fatto che si tratta di terapie sperimentali e non si conoscono ancora tutti gli effetti collaterali, soprattutto a lungo termine. Il dubbio resta: il vaccino riguarda la sfera personale dell’individuo o attiene alla sicurezza collettiva? La partita si gioca tutta qui.