Si torna a scuola il 10 gennaio? Forti pressioni sul Governo
Si torna a scuola il 10 gennaio? E’ la domanda che accompagna tutti gli studenti in questo inizio di gennaio e che probabilmente resterà in sospeso fino all’ultimo momento. Perchè se è vero che dovrebbe essere ampiamente sufficiente la presa di posizione del Governo e del ministro Bianchi sull’assoluta necessità di ritornare in presenza regolarmente, è altrettanto ver che l’impennata di contagi e le preoccupazioni degli addetti ai lavori non escludono colpi di scena dell’ultimo momento.
Alcune regioni hanno già ripreso
Va detto che oggi stesso la scuola è ricominciata in alcune regioni, tutte quelle che avevano deciso di riprendere le attività il 7 gennaio a inizio anno scolastico e che hanno deciso di non apportare modifiche in virtù della pandemia.
Altre invece hanno deciso di rinviare di qualche giorno, per consentire un migliore tracciamento, altre ancora hanno confermato la data inizialmente stabilita del 10 gennaio.
Ma in questi giorni che separano dalla ripresa ufficiale di tutte le attività scolastiche in presenza, si sta facendo un ultimo tentativo per convincere il Governo a concedere una proroga. Che è spalleggiata anche dal Comitato tecnico scientifico. Franco Locatelli, nei giorni scorsi, aveva proprio espresso la sua preoccupazione per un ritorno in classe in piena esplosione di casi, sottolineando come potesse essere opportuno rimandare di almeno una settimana.
Nessun ripensamento del Governo
Ma dal Governo su questo fronte non pare esserci margine di trattativa: “Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”. Lo ha detto il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi a margine delle celebrazioni dell’anniversario della nascita della bandiera Tricolore a Reggio Emilia.
Sono gli stessi presidi, oltre che gli insegnanti, il personale Ata e i genitori, a inviare in queste ore petizioni e richieste per spostare di due settimane l’inizio della scuola in presenza. “Siamo molto attenti a voci che ci arrivano dal Paese, ma anche dalle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza“, ha detto Bianchi.
Scuole in sicurezza
Il Governo però tira dritto, convinto della sicurezza delle scuole e dell’opportunità d tornare in presenza: ”L’obiettivo di tutto il pacchetto delle decisioni, in particolare quelle sulla scuola, è tornare nelle aule in presenza e sicurezza”, spiegando inoltre le misure previste dal nuovo decreto anti covid, in particolare sulla distinzione fra alunni vaccinati e non: “C’è differenza perchè non hanno tutti la stessa protezione. Quelli piccolissimi, da 0-6, non c’è vaccino. Quelli della fascia 5-11 anni, visto che è appena partita la campagna e al momento hanno raggiunto l’11% di vaccinazione. I ragazzi più grandi sono molto più avanti e sappiamo che quasi l’84% ha ricevuto la prima dose e il 75% la seconda. Quindi per i bambini piccoli, abbiamo pensato fosse necessario, con un secondo caso di positività in classe, di metterli al sicuro in quarantena”.
Visto che anche con le tre dosi di vaccino, ci si contagia lo stesso, prova concreta : il virologo Galli.
Penso che non sia il caso di mandare i ragazzi allo sbaraglio, tra l’altro, notizia di oggi l’ATM per via del personale contagiato si parla di 500 dipendenti, vorrebbe ridurre il numero delle corse, già non esiste controllo, in metro si vede di tutto, vogliamo fare ulteriori assembramenti sui mezzi?
Poi alcuni plessi hanno le aule piccole, si tengono le finestre aperte e i caloriferi sono tiepidi, per cui se non si è positivi ti viene l’influenza comunque.
Non si tiene nemmeno conto che i ragazzi hanno dei genitori, che magari sono appena stati assunti con un contratto di tre mesi e non si possono permettere di ammalarsi!!!