Scuola

Scuola a luglio: se le scuole chiudono tutti in aula d’estate

Il Governo non ha avuto dubbi sulla necessità di far riprendere la scuola in presenza agli studenti di tutta Italia rispettando il calendario scolastico di inizio anno. Risolte le questioni con Sicilia e soprattutto Campania, che avevano provato a fare muro per lasciare i ragazzi a casa in virtù dell’aumento preoccupante dei contagi, non resta che vigilare e attendere le prossime settimane per capire quali effetti avrà questa decisione.

Rischio calcolato

Il fronte pessimista, guidato a livello istituzionale dal governatore della Campania De Luca, si dice convinto che questa scelta di riaprire tutte le scuole in presenza in piena pandemia, verrà pagato a caro prezzo in termini di contagi nelle prossime settimane. Il Governo ha tirato dritto per la sua strada, anche per difendere le scelte fatte in materia di Green Pass e obbligo vaccinale per il personale scolastico.

Ricorrere alla didattica a distanza in questo momento, al di là del danno oggettivo per i ragazzi già reduci da due anni di scuola a singhiozzo, avrebbe voluto dire ammettere di fatto un parziale fallimento della strategia di contenimento della pandemia dando ragione a tutti coloro i quali ritenevano inopportune e inutili le misure restrittive e impositive del Governo Draghi.

Soluzione estrema

Detto questo, se davvero dovesse configurarsi lo scenario paventato dal fronte contrario alla riapertura, vale a dire un boom di contagi nelle scuole, il ministero dell’Istruzione e il Governo in generale non potranno fare altro che arrendersi all’evidenza.

Che si tradurrebbe nella necessità di chiudere nuovamente le scuole, ricorrendo alla didattica in presenza. Sposando a quel punto, probabilmente, la proposta della prima ora di Franco Locatelli del Cts, di fermarsi ora per poi recuperare le lezioni in estate. Ecco dunque che l’ipotesi della scuola a luglio (non tutto luglio, ma in parte, un paio di settimane) potrebbe diventare una soluzione percorribile per garantire a tutti gli studenti quel numero minimo di giorni di lezioni in presenza che consentirebbe di non trasformare anche quest’anno scolastico, il terzo di fila, in un mezzo fallimento.