Fase transitoria per abilitare i docenti non di ruolo: come cambia il reclutamento 2022
La partita che si sta giocando in Parlamento per l’elezione del presidente della Repubblica si lega a doppio filo al futuro del reclutamento docenti e alla riforma che dovrebbe prendere corpo nel 2022. Tutto dipenderà infatti dal destino dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Se dovesse cedere alle lusinghe che lo portano al Colle, il futuro del ministro dell’istruzione attuale Bianchi potrebbe non essere più così saldo.
Al concorso già abilitati
Il che porterebbe inevitabilmente anche a una rivoluzione del progetto di riforma di reclutamento voluta dallo stesso Bianchi. Il suo proposito è quello di modificare il percorso che porta alla partecipazione ai concorsi scuola. Formazione iniziale e abilitazione potrebbero profondamente cambiare, con l’idea di far conseguire tramite CFU l’abilitazione all’insegnamento. Bianchi spinge per l’obbligo di conseguire 60 crediti universitari nel settore pedagogico, 24 da ottenere tramite tirocinio, indispensabili per poter accedere al concorso scuola.
Concorso scuola che sarà poi ulteriormente semplificato rispetto a quello già ‘asciugato’ che si sta svolgendo per infanzie a primaria e che si svolgerà, si spera in primavera, per la secondaria. Una semplificazione che dovrebbe consentire poi di attuare questi concorsi con cadenza annuale.
Anno di formazione e prova
Una volta superato il concorso, si dovrebbe accedere all’anno di formazione e prova, con valutazione finale. In caso di esito positivo, si accederà al ruolo con contratto a tempo indeterminato.
A tutto questo si sovrappone l’urgenza di immettere in ruolo un numero di insegnanti adeguato alle esigenze della scuola: la proposta del Pd di istituire il doppio canale di reclutamento tanto gradito ai sindacati sembra essere sul punto, finalmente, di essere ratificata, fosse solo per il fatto che convince trasversalmente centrodestra e centrosinistra (il senatore Mario Pittoni lo sponsorizza da tempo).
Meno precari, più docenti di ruolo
In base alla proposta, si attuerebbe un nuovo percorso caratterizzato da reclutamento, formazione, procedura abilitante e immissione in ruolo. In questo modo il nuovo modello di reclutamento comprenderebbe una procedura concorsuale pubblica di accesso a due successive fasi formative obbligatorie.
La prima fase sarebbe transitoria, e consentirebbe di abilitare i docenti non di ruolo. Rientrerebbero nell’abilitazione gli ITP, purchè possano vantare almeno 36 mesi negli ultimi 5 anni. Poi i docenti di ruolo avrebbero la possibilità di transitare ad un’altra classe di concorso tramite percorso abilitante. Lo scopo è aumentare il numero dei docenti di ruolo diminuendo al contempo i precari.