Esami di maturità 2022: due prove scritte e l’orale, cambiano i punteggi
A pochi mesi dal via, comincia a delinearsi il quadro che compone le caratteristiche del prossimo esame di maturità 2022, secondo le novità volute dal Ministro Bianchi. Il via libera da parte delle commissioni parlamentari costituisce un passaggio decisivo: ora non resta che attendere l’ordinanza ministeriale del Ministro, che non dovrebbe tardare visto l’avvicinarsi deli esami stessi.
Due prove scritte e un colloquio
La nuova formula non convince tutti, ma dovrebbe essere confermata: due prove scritte e il colloquio.
C’è ancora qualche dettaglio da sistemare, come quello inerente il punteggio complessivo del colloquio. Da 60 punti si dovrebbe passare a 50, portando l’orale a 25 punti invece che 20 e lasciare gli altri 25 punti alle prove scritte.
In questo modo i rimanenti 50 punti a disposizione finirebbero tra i crediti scolastici accumulati nel corso del triennio. Ma le novità nei prossimi anni potrebbero continuare, soprattutto se, come ci si augura la pandemia dovessero dare tregua e consentire ampio margine di manovra al ministro.
Esame con prova scritta di italiano
La prossima maturità in ogni caso sarà caratterizzata da un esame con prova scritta di Italiano, una seconda prova sulle discipline di indirizzo e da un colloquio. Il credito scolastico consentirà di ottenere fino a un massimo di 50 punti.
Per l’Esame del primo ciclo sono previste due prove scritte (una di Italiano e una sulle competenze logico-matematiche), poi un colloquio, nel corso del quale saranno accertate anche le competenze relative alla Lingua inglese, alla seconda lingua comunitaria e all’insegnamento dell’Educazione civica.
Il parere di Cspi e sindacati
Il ministero nella fase finale della stesura dell’ordinanza ha preferito dare seguito solo ad alcune delle osservazioni giunte dalla commissione Cultura e Istruzione del Senato. In questo modo si è scelto di dare un peso maggiore al colloquio della maturità e riducendo la valutazione massima della seconda prova scritta.
I sindacati spingevano per eliminare gli scritti, ma il ministero ha preferito proseguire per la propria strada non tenendo conto nemmeno del parere del Cspi.