Carta del docente precari: diritto agli arretrati fino a 2500€ a testa
La sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso dello Snadir, il sindacato dei docenti di religione, inerente il diritto dei precari a ottenere il bonus di 500 relativo alla Carta del docente, potrebbe aprire importanti scenari per tutti i supplenti della scuola italiana. Difficile infatti che una sentenza che riconosce un simile diritto a una categoria ristretta come agli insegnanti di una specifica materia, non possa poi essere allargata a tutti gli altri.
Bonus negato ai precari
D’altra parte si tratterebbe del culmine di una battaglia che da diverso tempo portano avanti i sindacati, convinti che il negare ai precari il bonus per l’aggiornamento professionale sia fortemente ingiusto in virtù di una necessità che prescinde dal tipo di contratto con cui è regolamentato il proprio rapporto con la scuola.
Gli scenari che si aprono non si limitano al riconoscimento del bonus ai precari, ma anche al rimborso degli arretrati. Con somme che potrebbero arrivare a 2500 euro complessivi e anche più, qualora gli interessati avessero in passato inviato una diffida all’amministrazione, capace di interrompere la prescrizione quinquennale del diritto.
Formazione a doppia trazione
“Anche per gli strumenti, le risorse e le opportunità che garantiscono la formazione in servizio, non vi può essere una disparità di trattamento tra personale di ruolo e non di ruolo – commenta lo Snadir – Principio tutelato, in via primaria dall’art. 3 Cost. in materia di tutela del diritto di uguaglianza e non discriminazione, dall’art. 35, Costituzione, in materia di tutela della formazione ed elevazione professionale dei lavoratori e dell’art. 97, Costituzione, in materia di imparzialità e buon andamento amministrativo. Pertanto, la lacuna del comma 121 della L. 107/2015, che aveva previsto per il solo personale di ruolo la Carta docente, deve essere colmata da un’interpretazione costituzionalmente orientata che rispetti i citati parametri costituzionali”. Peraltro, aggiunge lo Snadir, “non vi può essere una formazione a doppia trazione, tra docenti di ruolo e non di ruolo, poiché la qualità dell’insegnamento è basata, appunto, sulle pari opportunità formative e di miglioramento professionale garantite anche dalla Carta del docente”.
Diritto a ottenere la carta del docente
D’altra parte il riconoscimento del diritto a ottenere la carta del docente anche da parte dei docenti precari, non farebbe altro che confermare il Principio comunitario di Non discriminazione tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni.
Ora la Corte di giustizia europea deve valutare l’opportunità della disapplicazione della norma che limita il conferimento della carta docente ai contratti a tempo indeterminato, una disapplicazione che secondo l’Anief “cristallizzerebbe il diritto di migliaia di precari a poter rivendicare 500 euro per ogni anno scolastico dal 2015/16 in poi in cui hanno stipulato contratti a tempo determinato al 30 giugno o al 31 agosto. Un masso che cadrebbe sul MEF e sul Governo Draghi, perché le somme sono davvero importanti. Noi mettiamo disposizione il modello gratuito di diffida ai propri iscritti per interrompere la prescrizione e richiedere l’erogazione dell’assegno per gli ultimi cinque anni. Se accolto, lo Stato dovrebbe versare da 500 a 800 milioni di arretrati”.
Via al recupero del credito
“Noi riteniamo che l’imminente decisione della Corte di Giustizia Europea, su ricorso dell’Anief – spiegano ora i legali dell’Anief , Nicola Zampieri, Fabio Ganci e Walter Miceli – e con valore vincolante per tutti i Giudici nazionali, abbia convinto il Consiglio di Stato a cambiare orientamento e a riconoscere il bonus di 500 euro anche per tutti gli incaricati annuali di religione. La decisione del Consiglio di Stato così come la remissione della questione innanzi alla Corte di Giustizia Europea si basano sulla medesima considerazione. E cioè che sia l’art. 282 del decreto legislativo n. 297/94, che i successivi contratti collettivi sanciscono espressamente che la partecipazione alle attività di formazione costituisce un diritto-dovere fondamentale di tutto il personale docente, a prescindere dalla durata del rapporto, poiché strumentale alla piena realizzazione e allo sviluppo delle professionalità. Ne consegue che, a parità di obblighi formativi, non può in alcun modo considerarsi giustificata la remunerazione dell’attività formativa solo in favore del personale assunto a tempo indeterminato. La decisione del Consiglio di Stato, a questo punto, anticipa il verdetto positivo della Corte di Giustizia e spalanca le porte per un’azione di recupero del credito per tutti gli insegnanti precari, i quali a questo punto potranno rivendicare almeno 2.500 euro di arretrati retributivi, oltre agli interessi legali. Ma attenzione alla prescrizione dei crediti non riscossi entro 5 anni. Proprio per questo Anief aveva messo a disposizione dei docenti una diffida per interrompere la prescrizione. Bisogna affrettarsi altrimenti le somme spettanti non saranno più recuperabili”.