Docenti precari: 200mila supplenze da coprire entro settembre 2022
La nuova riforma del reclutamento in via di definizione, che dovrebbe essere pronta per il nuovo anno scolastico, avrà il difficile compito di risolvere la questione del precariato e della supplentite in Italia, che comporta qualcosa come 90mila le cattedre scoperte nella scuola. Un dato che stride con la volontà di migliorare la situazione degli insegnanti del nostro Paese e di conseguenza fornire un’adeguata istruzione e preparazione che non possono prescindere dalla continuità didattica che solo un docente di ruolo può garantire.
Mancata applicazione delle direttive della Commissione europea
I dati sono stati comunicati dal ministero dell’Economia e delle Finanze. La statistica si basa sull’organico di fatto, in particolare le cattedre in deroga sul sostegno agli alunni disabili, e il mancato utilizzo di tutte le Gps per le immissioni in ruolo. Si calcola anche la mancata applicazione delle direttive della Commissione europea sull’assunzione a tempo indeterminato dei precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio.
200 mila supplenze da coprire
Il risultato è che in vista del prossimo anno scolastico, ci sarà la necessità di qualcosa come 200 mila supplenze da coprire. Anief pone l’accento su una situazione drammatica per la scuola italiana: “Il ministero dell’Istruzione deve sapere – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – quali sono i provvedimenti non più rinviabili, ad iniziare dal doppio canale per stabilizzare oltre 200 mila precari, pari ormai ad un posto da insegnante su quattro. La richiesta non è un nostro ‘capriccio’ ma l’ha in qualche modo chiesta l’Europa, poiché introdotta come punto centrale nel Pnrr. Perché ci sono anche decine di migliaia di precari risultati idonei nei concorsi, ma fino ad oggi incredibilmente lasciati fuori delle graduatorie dei vincitori pur essendo di fatto tali”.
Immissioni in ruolo un clamoroso flop
“Se non si prendono queste decisioni – conclude il presidente Anief – anche la prossima estate le procedure di immissione in ruolo sono destinate a trasformarsi in un clamoroso flop, ripercorrendo quanto accaduto lo scorso anno quando furono sottoscritti meno della metà di contratti di ruolo già finanziati da quello stesso Mef che oggi certifica quasi 100mila cattedre vacanti nella scuola pubblica italiana”.