Docenti precari: niente concorso per accedere al ruolo
Che trattamento verrà riservato ai tanti precari della scuola italiana una volta approvata la nuova riforma del reclutamento docenti. La domanda è lecita, la preoccupazione altrettanto, perchè se è vero che con questa riforma si vuole alzare l’asticella per quel che riguarda formazione e selezione, è altrettanto vero che non si possono lasciare indietro coloro i quali in questi anni hanno di fatto retto la scuola italiana nonostante contratti a tempo determinato, incertezza e discontinuità didattica.
Nessun miglioramento con la riforma del reclutamento
Diventare docenti potrebbe diventare più complesso di quanto è adesso con al riforma del reclutamento, ma non è questo a preoccupare i sindacati. Ciò che lascia perplessi è il destino che attende i precari della scuola italiana e le loro possibilità di essere immessi in ruolo nei prossimi anni.
I precari con 36 mesi potranno accedere direttamente alla procedura selettiva. “Ma già oggi possono partecipare al concorsi, quale è la miglioria?”, ha spiegato il sindacalista Anief.
I precari non devono fare i concorsi
“Per i prossimi due anni – ha continuato Pacifico – per entrare nella scuola bisognerà fare il concorso. In pratica si conferma quello che dice la Costituzione, ma non c’è un cenno alla Commissione europea con la quale Anief interferisce. Non è pensabile portare avanti questo stato di cose: bisogna introdurre il doppio canale. Con questo programma entreranno in ruolo in pochissimi, come è accaduto in questi giorni con i quiz del concorso della secondaria. Ci sono 165mila posti su cui assumere subito. La soluzione, ho detto al ministro, è quella di utilizzare le Gps per assumere: i precari non devono fare i concorsi. E chi non è abilitato può benissimo prendere l’abilitazione nell’anno di prova”.
Assenza di proposte per la stabilizzazione
“Non c’è ancora il decreto legge. Speriamo che non arrivi – ha detto ancora il sindacalista – . Lo Stato deve assumere i precari con servizio e gli idonei dei concorsi. Non è possibile che a distanza di tanti anni dalla Legge 264 del 1999, dopo 23 anni, che introduceva le Ssis, dobbiamo assistere all’assenza di proposte per stabilizzare ai precari. La dobbiamo finire. Le procedure diverse dal doppio canale di reclutamento non le possiamo accettare. Come abbiamo impugnato la Legge 107 del 2015 e il decreto delegato successivo del 2017, impugneremo anche questa. Ci sono docenti, come di religione cattolica, ma anche della primaria, che non hanno soluzioni. Come pure non si può essere assunti in ruolo e poi essere licenziati. E non si possono assegnare più soldi ai docenti sulla base delle valutazioni dei loro studenti: prima diamo gli aumenti legati all’inflazione e poi apriamo i tavoli negoziali. Il ministro – ha concluso – ha detto che rifletterà su quanto abbiamo detto”.