Concorsi scuola annuali impraticabili: riforma reclutamento in salita
Avrà un compito impegnativo il ministro dell’istruzione Bianchi nel provare a convincere sindacati e forze politiche della bontà di ogni aspetto della sua riforma di reclutamento docenti, da approvare entro giugno. Le prime reazioni alla bozza presentata non sono delle migliori, e questo lascia presagire una trattativa che si prevede lunga e complicata.
Riforma bocciata
Tra le forze politiche, oltre i sindacati, che si sono mostrati più scettici in merito alla struttura del reclutamento docenti, c’è la Lega che ha bocciato senza mezzi termini la riforma del reclutamento docenti avanzata dal Ministero dell’Istruzione. Il senatore Mario Pittoni, Responsabile Dipartimento Istruzione e Vicepresidente della Commissione Cultura al Senato, spiega i motivi della contrarietà del partito:
“Nel testo non si fa cenno ai meccanismi di selezione concorsuale. Come dire che si considera accettabile quanto previsto dalla legge 73/2021 all’articolo 59: i famosi e ormai assolutamente impopolari test a crocetta finiti sulle prime pagine dei giornali per le criticità evidenziate nella loro applicazione, prima con il concorso Stem e ancora di più con il concorso ordinario della scuola secondaria. L’impressione è che si cerchi di imporne definitivamente l’utilizzo con il “miraggio” dei concorsi a cadenza annuale, che però – come ben sanno gli addetti ai lavori – nella scuola sono tecnicamente impraticabili”, spiega.
Valorizzare la formazione in servizio
Per il senatore è necessario valorizzare la formazione in servizio: “Servirebbero solo a giustificare un impianto sicuramente più veloce ed economico, ma che – com’è largamente riconosciuto – comporterebbe uno scadimento senza precedenti nella qualità del corpo docente. Chiediamo, quindi, che per il decreto sul reclutamento venga preso in considerazione il nostro testo già consegnato al ministro, più mirato sulle indicazioni di Bruxelles e che valorizza la formazione in servizio del personale docente oggi pesantemente mortificata, riformando un sistema che oggi privilegia la conoscenza (semplificando: la memoria) sulla competenza (l’esperienza)”, aggiunge.
Precari storici
Il senatore pone l’accento sulla necessità di strutturare la riforma facendo particolare attenzione ai precari storici:
“La fase transitoria della nostra proposta prevede un piano riservato ai docenti precari di lungo corso, categoria per categoria, normandone il percorso formativo per l’abilitazione e l’eventuale specializzazione sul sostegno, con accesso finale al ruolo. Il concorso ordinario, con procedura semplificata per garantire cadenza regolare e ravvicinata nel tempo, presta invece particolare attenzione a conoscenze disciplinari e capacità comunicativa e relazionale. Nessuna prova preselettiva e nessun test a risposta chiusa, cioè niente selezione a crocetta: del docente vanno valutate attitudine, capacità e maturità. Di conseguenza la prova scritta consiste in un insieme di quesiti/tracce che richiedono l’elaborazione di un breve saggio strutturato. Condizione per l’ammissione è il titolo di studio congiunto all’abilitazione all’insegnamento da conseguire con un percorso formativo accademico di 60 CFU”, prosegue.
Raggiungimento delle tre annualità di servizio
“Oltre allo scritto a carattere disciplinare con sviluppo – come detto – di tematiche particolari, è previsto un orale consistente nella simulazione di un’unità didattica. In parallelo al sistema concorsuale ordinario viene istituita una procedura d’assunzione in ruolo utilizzando le graduatorie dei supplenti. La formazione inizia con la stipula del primo contratto a tempo determinato fino al raggiungimento delle tre annualità di servizio, che comporteranno il diritto all’acquisizione dell’abilitazione all’insegnamento previa frequenza e superamento di un corso accademico, e il diritto di partecipare a una procedura concorsuale abbreviata consistente nell’espletamento di una prova orale (simulazione di una lezione) e nella valutazione dei titoli”.