Scuola

Taglio ai fondi scuola: l’anno prossimo molti docenti e Ata perderanno titolarità della sede di servizio

Preoccupa la situazione dei docenti in vista del prossimo anno scolastico. La riforma del reclutamento deve ancora essere approvata, e non dà la sensazione di riuscire a risolvere alcun problema degli insegnanti, piuttosto secondo forze politiche e sindacati rischia di crearne. Addirittura si teme che molti docenti possano perdere il prossimo anno scolastico la loro cattedra.

A rischio la titolarità di molti docenti

“Sono tanti i docenti, i collaboratori scolastici, gli assistenti tecnici e amministrativi delle scuole siciliane, di ogni ordine e grado, che il prossimo anno perderanno la titolarità nella loro sede di servizio”. Lo dice il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, alla luce dei dati forniti dal Ministero dell’istruzione sugli organici.

Il budget messo a disposizione per la scuola dal ministero dell’Economia e delle Finanze non è sufficiente, come spesso accaduto negli scorsi anni. Addirittura si è assistito a massicci tagli sui fondi riservati alla scuola, passando dall’attuale 4% al 3,5%-3,4% prospettato tra il 2025 e il 2030.

Risorse del Pnrr non adeguatamente investite

Rizza avverte: “Da tempo chiediamo di ridurre il rapporto docenti alunni, al fine di migliorare le condizioni di lavoro nella scuola e aumentare la qualità dell’offerta formativa. Una decisione che, seppur per fini sanitari, aveva trovato accoglimento durante le fasi più preoccupanti della pandemia e che il governo non ha implementato in modo strutturale, nonostante la disponibilità delle ingenti risorse del Pnrr”.

Dunque non sono stati mantenuti gli impegni presi con il Patto per la scuola del 20 maggio 2021 e quelli relativi al rafforzamento degli organici e per la riduzione del numero di alunni per classe.

Calo demografico motivazione insufficiente

Rizza spiega: “Per l’anno scolastico prossimo è previsto in Sicilia un calo di ben 15.055 alunni così ripartiti: – 1.861 all’infanzia, – 3.485 alla primaria, – 3.908 nel primo grado e – 5.801 nel secondo grado. Fenomeno che non può essere ricondotto al solo calo demografico, ma soprattutto ad un disagio economico e sociale che colpisce molte, troppe famiglie siciliane. In modo particolare quelle formate da giovani coppie, che non riescono a trovare una condizione di lavoro stabile e dignitosa”.

“Rivolgiamo quindi – conclude Rizza – l’ennesimo appello alle istituzioni e alla politica: mettete la scuola al centro della strategia di ripresa e resilienza del Paese ed in particolare del Mezzogiorno”.