Scuola

Numero chiuso per alcune classi di concorso: diventare docenti diventa più complicato

La riforma del reclutamento docenti è l’argomento del momento, e non potrebbe essere altrimenti considerato che influenzerà il destino di migliaia di aspiranti insegnanti e il mondo della scuola in generale per i prossimi anni. Sono tante le novità introdotte dalla riforma, non tutte gradite ai sindacati e alle forze politiche.

Si prospetta il numero chiuso

Una di queste novità è senza ombra di dubbio quella che riguarda l’accesso ai corsi abilitanti. A preoccupare i diretti interessati anche il fatto che sia stata paventata la possibilità che possa insorgere la necessità di istituire il numero chiuso. Questo è quello che sembrerebbe emergere alla luce di quanto inserito nel provvedimento approvato dal governo, dove c’è espressamente scritto che si prevede che l’abilitazione avrà un numero “controllato” ogni 3 anni.

Questo significa che sarà compito del Ministero dell’Istruzione, di triennio in triennio, provvedere a stilare il computo del fabbisogno di docenti per classe di concorso e regione. Inoltre, sulla base di questa stima l’Università potrà provvedere alla distribuzione dei posti dei percorsi abilitanti evitando situazioni di sovrannumero.

Numero elevato di abilitati in alcune classi di concorso

In molti si stanno chiedendo quale possa essere il senso dell’istituzione di questo numero controllato di posti disponibili che porti al numero chiuso. Secondo le intenzioni del ministero, lo scopo è fare in modo da scongiurare che in alcune classi di concorso ci sia un numero elevato di abilitati che l’attuale sistema non sia in grado di gestire.

In attesa della prova sul campo

In questo modo, il ministero dell’istruzione vuole fare in modo che non si verifichi la circostanza per cui si assista a una mancanza di docenti di lettere e matematica. Allo stesso tempo, potrebbe insorgere la fattispecie di un eccessivo numero di docenti di diritto o economia che insegnano in poche scuole rispetto agli altri insegnanti. Solo con l’inizio dell’applicazione della riforma si potrà testare sul campo la reale efficacia dei provvedimenti presi, e che al momento lasciano particolarmente scettici i sindacati e molte forze politiche.