Stabilizzazione precari con tre anni di servizio: i punti deboli della riforma
La riforma del reclutamento docenti è destinata ad essere oggetto, ancora a lungo, di dibattito e polemiche da parte di quanti non la ritengono la migliore soluzione per consentire alla scuola italiana di guardare al futuro e migliorare la propria situazione.
Stabilizzazione dei precari
Struttura dei concorsi e risoluzione della questione relativa alla stabilizzazione dei precari sono solo alcuni degli aspetti più controversi di una riforma che probabilmente è diventata decreto troppo presto, prima di consentire a sindacati e forze politiche di far presente al ministero tutti gli aspetti che costituiscono oggetto del contendere.
“Il dibattito parlamentare sulla riforma del reclutamento nella scuola deve essere un’occasione per migliorare il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri”. Lo ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, della Lega.
I temi da affrontare sono molti. Uno di quelli che ha fatto più discutere riguarda certamente gli incentivi stipendiali connessi all’aggiornamento professionale dei docenti. Un tema che stride fortemente con il colpevole ritardo con cui si sta procedendo al rinnovo del contratto scuola comprensivo della revisione del sistema di retribuzione degli insegnanti.
I punti da chiarire
Ma i temi sul tavolo sono tanti altri: “Siamo in un Governo di unità nazionale ma PD e M5S insistono su posizioni che ritengo superate e sbagliate. Come Lega siamo già al lavoro sugli emendamenti per ribadire le nostre posizioni storiche riguardo ad alcuni temi: stabilizzazione degli insegnanti precari con almeno tre anni di servizio, revisione del sistema di valutazione nei concorsi (ero contrario al quiz a crocette da deputato e lo sono anche da sottosegretario), percorsi formativi per i docenti”. E’ il pensiero del sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, della Lega.
Se con le forze politiche il ministero avrà molto da fare sul piano del dibattito, il rischio è che il confronto coni sindacati possa inevitabilmente portare a una serie di scioperi che in vista della fine dell’anno scolastico sarebbe stato sicuramente meglio evitare.