Tagli all’organico scuola: i sindacati si ribellano a una decisione inaccettabile
La decisione di procedere con tagli agli organici scuola dal 2026 per finanziare la formazione degli insegnanti è la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già abbondantemente pieno di critiche nei confronti della nuova riforma della scuola voluta dal Governo Bianchi. Per estensione, il termine riforma dovrebbe essere associato a un connotato positivo, dal momento che ci si aspetta vada a intervenire sulle criticità e sugli aspetti negativi di un settore.
Occasione mancata
Ma in questo caso la sensazione di disagio, da parte di sindacati e forze politiche, è duplice. Perchè si percepisce l’occasione mancata di dare una svolta al mondo della scuola, vecchio e avvitato sui propri atavici difetti, e di aver addirittura peggiorato, in alcuni aspetti, un meccanismo già difettoso di suo.
La formazione ai docenti prevede che l’adesione ai corsi sarà volontaria, obbligatoria per i neoassunti, e avrà durata triennale. Al termine del percorso i docenti che avranno conseguito una valutazione positiva saranno “incentivati” con un premio economico.
Secondo il testo del Decreto pubblicato in Gazzetta, “l’indennità una tantum è corrisposta nel limite di spesa di cui al primo periodo, nell’anno di conseguimento della valutazione individuale positiva. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″, in via prioritaria sui posti di organico per il potenziamento, decurtandoli dai posti lasciati liberi dai pensionamenti.
I tagli all’organico scuola
Il contingente scuola che sarà tagliato per reperire i fondi per premiare i docenti che si formeranno volontariamente sarà:
- 1.600 posti a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027,
- 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2027/2028,
- 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2028/2029,
- 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2029/2030,
- 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2030/2031.
Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola: “Per dare vita ad un fantomatico sistema di formazione “incentivata”, toglie risorse economiche e di personale ad una scuola già sofferente, inganna le promesse di investimento e soffoca, con una gittata a lungo termine (2030), ogni speranza di rilancio e valorizzazione del sistema d’istruzione! Un decreto che disvela la “Sindrome di Erode” che guida, per l’ennesima volta, la politica scolastica del nostro paese! La scuola merita rispetto!”.
Le proteste dei sindacati
Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals: “Siamo già in uno stato di considerazione per avviare una mobilitazione, perché non si può maltrattare una categoria che in due anni ha dato tanto. Si diceva che la scuola sarebbe stata al centro del Paese, ma questo Governo non ha considerato la scuola né nella legge di bilancio, né nel decreto legge che stanno votando, né nel Pnrr dove per la scuola non c’è niente, anzi si sottrae alla scuola. Questo noi non lo possiamo permettere“.
Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola a Orizzonte Scuola: “E’ stato utilizzato il principio della formazione come cavallo di troia per cambiare la scuola. La formazione fatta e decisa da professionisti della formazione è una cosa. Ma una scuola di Alta Formazione, che dovrebbe formare delle persone che per mestiere fanno i formatori, posta in questi termini mi sembra un indottrinamento”, aggiungendo che “lo sciopero non serve al sindacato. E’ uno strumento per protestare e ottenere un risultato. Dunque intanto inizieremo una mobilitazione per far sapere a tutti quello che sta succedendo”.