Sciopero 6 maggio scuola: tagli a personale e carta del docente i motivi della protesta
Lezioni a rischio venerdì 6 maggio in virtù della conferma dello sciopero scuola per la riforma del reclutamento che sta provocando più di una protesta tra i sindacati. Tutto nasce dall’approvazione del Decreto Legge n. 36, con cui il Governo ha di fatto varato una riforma che presenta secondo le parti sociali molti difetti e criticità.
I fondi per gli incentivi costeranno caro alla scuola
Una parte importante della riforma, punta a dare al 10% degli insegnanti un incentivo in più per una formazione obbligatoria di 30 ore annue per tre anni su materie che non riguardano il loro lavoro in classe. Il problema è che questa riforma verrebbe finanziata con risparmi e tagli ai posti di lavoro. I sindacati hanno stimato che scomparirebbero circa 10mila cattedre nel giro dei prossimi 10 anni. Qualcosa che la scuola non può permettersi, considerato che è già in deficit di personale senza questi tagli. Non solo: il governo ha intenzione di reperire fondi andando a ridurre della metà il bonus docente di 500 euro che veniva dato a tutti per la formazione. A ricordarlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in vista dello sciopero convocato per il 6 maggio dallo stesso giovane sindacato.
Riforma sbagliata
“Noi siamo contrari – ha detto Pacifico nel corso di una video-intervista all’agenzia Teleborsa -, a parte il fatto che questi criteri verranno decisi da un Comitato di valutazione e non, come avviene in contrattazione, in base regole fra datore di lavoro e rappresentanti dei lavoratori”. Secondo il presidente nazionale Anief “la riforma è sbagliata e deve essere riscritta in Parlamento: venerdì scendiamo in piazza per non perdere 2.500 euro nei prossimi 10 anni e perché ci stanno assegnando stipendi sempre più poveri, lontani dall’inflazione, per un lavoro che viene svolto in classe ma viene punito ancora oggi da chi ci governa”, ha concluso il sindacalista autonomo.
9600 posti a rischio
Secondo Anief, con il Decreto Legge 36, si andranno a togliere 2 milioni di euro annui dalla carta per l’aggiornamento dei docenti che quindi si ridurrà progressivamente, fino probabilmente a dimezzarsi passando da 500 euro a 250 euro annui. Non solo: preoccupa il fatto che siano a rischio quasi 10mila cattedre dall’organico di diritto: per assegnare a qualche migliaio di docenti che si formeranno con 30 ore servirà un “premio” una tantum per il quale serviranno 20 milioni di euro nel 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031. Tutta l’operazione di incentivo, riporta il DL 33, si finanzierà “mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″, in via prioritaria sui posti di organico per il potenziamento, decurtandoli dai posti lasciati liberi dai pensionamenti”. Ciò significa che si andranno a decurtare, tra gli anni scolastici 2026/27 e 2030/31, ben 9.600 posti di insegnante oggi in organico di diritto.