Carta del docente: 700mila insegnanti perderanno 2500€
La riforma del reclutamento, così com’è, sta provocando le proteste dei sindacati, convinti che contenga una serie di misure molto lontane dalla necessità reale della scuola italiana. La sensazione è però che difficilmente potrà essere modificata in maniera così strutturale da avvicinarsi all’ideale descritto in questi giorni da forze politiche e parti sociali. Troppi i punti di distanza.
Occasione persa
E così il timore è che ossa avvenire una vera e propria spaccatura, a caratterizzare i prossimi mesi. Lasciando così la sensazione di una grossa occasione persa, perchè la riforma del reclutamento poteva costituire un importante momento di svolta in grado di consentire alla scuola italiana di cambiare marcia dopo anni di problematiche e immobilità.
Secondo i sindacati sono molti gli aspetti sui quali la riforma ha fallito, o fallirà se dovesse essere lasciata inalterata: “allunga i tempi per diventare insegnanti, con cinque procedure per fare il docente a scuola, mentre ai professori universitari ne bastano due. Porta tagli per 12.500 insegnanti e in pochi anni riduce alla metà la card docente: tra 10 anni ciascuno dei 700mila docenti di ruolo avranno perso 2.500 euro. Inoltre, i soldi non andranno a chi lavora in aula, che viene invece punito, ma a chi si formerà fuori le classi. Nei fatti, per dare circa 2-3mila euro lordi ad un docente su tre, si tolgono i fondi per l’aggiornamento di tutti gli altri. Non si considera minimamente il personale Ata e si va addirittura ad incentivare chi non partecipa alla mobilità, andando a ledere il diritto alla famiglia”.
I precari non sono considerati
La prima protesta è stato lo sciopero dei Anief. A fine mese arriverà invece lo sciopero generale della scuola. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante il suo intervento in viale Trastevere, spiega le criticità della riforma davanti al ministero dell’Istruzione, nella giornata di sciopero della scuola per chiedere di cambiare il Decreto Legge n. 36 su reclutamento, formazione e valutazione approvato dal CdM: “In questo decreto – ha detto Pacifico – i precari non sono considerati, perché si mettono in ruolo 30mila docenti l’anno, a fronte di 200mila posti vacanti. Come non ci sono canali riservati per entrare in ruolo. Siamo d’accordo con la specializzazione di chi non è abilitato, ma non possiamo accettare che chi insegna da tanti anni venga lasciato fuori, se non ignorato. Ancora di più perché l’Europa ci chiede soluzioni sulla loro stabilizzazione, soprattutto dopo le denunce dell’Anief anche alla Corte di giustizia europea”. Il leader dell’Anief ha detto infine che “oggi è l’inizio della battaglia, perché la protesta non si fermerà fino a quando il decreto non cambierà consistenza. Siamo pronti a partecipare ad eventuali altri scioperi in arrivo“.