Riforma reclutamento: ora sessanta giorni di tempo per modificare il decreto
Il primo sciopero scuola contro la riforma del reclutamento ha mostrato chiaramente la posizione del mondo dei sindacati contro una serie di provvedimenti che sembrano penalizzare pesantemente il futuro dei docenti e di conseguenza quello degli insegnanti. Ma ci si mette anche il mondo politico a criticare quella che rappresenta una delusione per il mondo della scuola. Non solo la sensazione di un’occasione persa, ma addirittura di un peggioramento di un mondo già in difficoltà da molti anni.
Le critiche nei confronti del Governo
Lo sostiene Manuela Ghizzoni, responsabile Scuola del Partito democratico, critica nei confronti del provvedimento del Governo. Ma il mondo politico non resterà con le mani in mano: “e ora abbiamo sessanta giorni di tempo, e saranno molto impegnativi. Ce la faremo a far modificare il decreto? Io non lo so, si vedrà”.
Investimenti per i nidi
“Non è vero che il Pnrr ci ha messi all’ultimo posto, come scuola”, commenta Manuela Ghizzoni. “Un miliardo e mezzo sui divari territoriali, ad esempio, non sono una cosa trascurabile. Come pensiamo di spenderli questi soldi? Ma potremmo sbagliare se non legassimo l’obiettivo di attenuare i divari ad altri obiettivi. Per esempio all’abbassamento del numero degli alunni per classe. Però devono entrare anche altre cose: penso ai Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. La scuola, tanto per fare un esempio, deve stare a non più di un certo numero di chilometri da dove abitano le famiglie, e dev’essere raggiungibile dai mezzi pubblici: già qui, in Emilia Romagna, non si rispettano questi Lep. Poi penso anche ai due miliardi investiti per i nidi. I termini scadevano ai primi di febbraio e i bandi sono andati deserti. Chiediamoci perché i Comuni non ce la fanno”.
Il taglio delle cattedre di potenziamento
Il tema della formazione docenti, contenuta nella nuova riforma, getta ulteriore benzina sul fuoco su una legge che contiene molti punti deboli: la formazione “non può essere anticipata nella laurea triennale, toglie quel tempo di riflessione per diventare e apprendere le competenze ma è base per entrare in classe”. Sulla fase transitoria: “Penso a coloro che si laureeranno a luglio, che fine fanno? Ci convince ancora meno la formazione continua in servizio. Mi ero letta le bozze del decreto. Il testo è poi molto cambiato. Per esempio una sorpresa che contestiamo è la norma relativa al taglio, dal 2026, delle cattedre di potenziamento: è inaccettabile. Altro errore è che il processo di formazione in servizio non sia stato inserito nell’atto di indirizzo” del rinnovo contrattuale dei docenti.