Docenti precari: risarcimento di 10mila euro per cinque anni con supplenze annuali senza immissione in ruolo
Risarcimento importante per un docente precario, riconosciuto dal Tribunale che conferma in questo modo ancora una volta come l’attenzione nei confronti dei diritti dei docenti precari, per tanti anni trascurata, sta diventando sempre più presente all’interno dell’ordinamento giuridico italiano. Un’attenzione cui dovrà adeguarsi in tempi brevi il ministero con provvedimenti adeguati a riconoscere ai supplenti quanto è stato negato in termini economici e professionali negli ultimi anni.
Forte indennizzo
La legge prevede un forte indennizzo per il lavoratore della scuola precario, che ha svolto almeno 36 mesi di supplenze, anche non continuative, al quale lo Stato nega l’immissione in ruolo automatica come invece previsto dalla Corto di Giustizia europea.
La sentenza che attribuisce una somma risarcitoria, anche se la stabilizzazione non si è ancora materializzata è stata emessa nei confronti di un docente tecnico-pratico in servizio ad Imola che per alcuni anni ha sottoscritto contratti di lavoro a tempo determinato, annuali o di durata breve, dal 2006 ad oggi”: il Tribunale ordinario di Bologna, sezione Lavoro, ha accertato che il docente “aveva diritto a partecipare al piano straordinario di stabilizzazione varato con la legge 107/2015”, dal quale è stato invece escluso.
Risarcimento di 10mila euro
Dopo avere esaminato tutte le sentenze emesse nell’ultimo decennio – a partire dalla “n. 10127 del 2012 della Corte di Cassazione”, ma soprattutto citando la sentenza del 26 novembre 2014 della “Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in risposta alla sollecitazione proveniente dalla Corte costituzionale” – , il giudice ha accertato l’avvenuto “abuso nella reiterazione”, derivato da 5 supplenze annuali che avrebbero dovuto comportare l’immissione in ruolo. Ciò non è avvenuto e “il Ministero deve quindi essere condannato al risarcimento del danno in favore del ricorrente, quantificato in 4,5 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, oltre interessi di legge dalla domanda al saldo effettivo”, per una somma complessiva che sfiora quindi i 10mila euro.
Un precedente importante che testimonia l’attenzione nei confronti di un settore del mondo della scuola che ne costituisce, suo malgrado, la spina dorsale senza i giusti riconoscimenti.