Abilitazione docenti: procedura strutturata con accesso a numero programmato in entrata ed esame di abilitazione in uscita con addio al concorso e tirocinio rinforzato
Diventa sempre più di attualità il tema del futuro dei 24 Cfu, crediti conquistati con fatica e impegno economico negli ultimi anni da migliaia di aspiranti docenti che adesso rischiano di trovarsi con un pugno di mosche in mano, in virtù del cambio di strategia del ministero dell’istruzione che con la riforma del reclutamento docenti sembra intenzionato a mandare in soffitta questa tipologia di formazione.
Da 24 Cfu a 60, serve una fase di passaggio
Non è detto però che nell’immediato i 24 cfu perdano completamente valore: possibile una fase transitoria che consenta in qualche modo di ottimizzare le competenze acquisite mediante l’ottenimento di questi crediti, in modo da consentire a chi li ha già ottenuti di valorizzarli in qualche modo. Per poi farli lentamente scomparire, soppiantati probabilmente dai 60 necessari per l’abilitazione futura.
Nuova riforma del reclutamento
I sindacati in questo senso stanno spingendo affinchè i 24 CFU vengano inclusi nel nuovo sistema di riconoscimento dei crediti. In generale è la procedura di abilitazione e immissione in ruolo che non convince i sindacati. Che vorrebbero una semplificazione delle procedure per entrare nei ruoli rispetto al passato, esattamente in controtendenza rispetto a quanto predisposto dalla nuova riforma del reclutamento, che sembra invece complicare, se possibile, il tutto.
Tirocinio rinforzato
I sindacati hanno proposto che venga implementata una procedura strutturata in modo tale che in seguito un accesso a numero programmato in entrata e un esame di abilitazione in uscita, veda scomparire il concorso per valutare chi è stato abilitato all’insegnamento. L’alternativa sarebbe rinforzare il tirocinio nell’anno di formazione, in modo che assuma le sembianze di un vero e proprio anno di prova che porti poi alla conferma nei ruoli di chi ha completato il percorso.
In attesa del rinnovo del contratto
In tutto ciò urge firmare il rinnovo del contratto scuola che consenta di alzare gli stipendi docenti e uniformarli a quelli degli standard europei. Con l’aumento dell’inflazione oltre il 7% urgono misure che portino liquidità delle tasche degli insegnanti. La priorità è firmare il contratto scuola scaduto con una soluzione ponte che accorci i tempi e ufficializzi i 3000 euro di arretrati e i 107 euro di aumenti lordi, per poi risedersi subito al tavolo della trattativa e discutere il contratto scuola nuovo.