Carta del docente: da 500 euro passerà a soli 375 euro all’anno, mentre i precari iniziano a presentare i ricorsi per ottenere gli arretrati relativi agli ultimi cinque anni
Estesa anche ai precari, ridotta, fortemente in dubbio per il futuro. Vive di mille incertezze la carta del docente, uno dei bonus più apprezzati per il mondo della scuola degli ultimi anni, spesso oggetto di discussione ma anche molto utile, soprattutto nel periodo della pandemia in cui molti docenti hanno avuto il bisogno di aggiornare la propria dotazione tecnologica per far fronte alle necessità legate alla didattica a distanza.
Servono nuovi fondi
E allora adesso non deve sorprendere che venga vissuto come un paradosso il fatto che proprio nel momento in cui si parla di riforme per il mondo della scuola e di nuovi fondi da investire nel settore per i prossimi anni, a pagare dazio possa essere proprio la carta del docente, il cui budget potrebbe essere parzialmente destinato a finanziare gli incentivi professionali legati all’aggiornamento voluto dal ministro Bianchi.
Il tutto mentre recenti sentenze aprono il diritto di ottenere la cara del docente, anche sotto forma di arretrati degli ultimi cinque anni, ai precari, in attesa che i sindacati invocano la battaglia per il personale Ata. Ma è tutto in divenire, e la situazione è molto fluida, se davvero la riforma del reclutamento dovesse comportare il decurtamento del bonus annuale riservato ai docenti nei prossimi anni.
Tagli fino a 375 euro
I sindacati sono sul piede di guerra perchè ritengono inaccettabile che proprio la carta del docente, uno ei pochissimi bonus, se non l’unico riservato al mondo degli insenanti possa subite una riduzione che lo porterebbe dagli attuali 500 euro annui a 375 euro.
Occhio ai ricorsi
Il ministero ha individuato i fondi destinati alla carta del docente come quelli ideali da distrarre per finanziare altri progetti legati a una contestatissima riforma del reclutamento, a cominciare dagli incentivi legati all’aggiornamento professionale dei docenti. Il tutto mentre il Governo rischia di essere sommerso di ricorsi da parte dei precari per l’ottenimento dei bonus non percepiti negli ultimi cinque anni.