Nuova abilitazione insegnamento: percorso universitario di formazione iniziale da almeno 60 crediti formativi, aggiuntivi rispetto alla laurea, e una prova finale per neolaureati o studenti
La riforma del reclutamento docenti voluta da Bianchi cambierà profondamente la scuola italiana. Difficile dire se la cambierà in meglio o in peggio, e molto dipenderà anche da quanto il ministro sarà disposto a concedere a sindacati e forze politiche che hanno presentato i provvedimenti più urgenti relativi alle criticità riscontrate nel testo.
Le immissioni in ruolo entro il 2024
In questo senso il prossimo mese sarà decisivo, perchè la discussione entra nel vivo e il ministero ha la necessità di ufficializzare un riforma del reclutamento docenti che dovrà iniziare già a sortire i primi effetti, se si vorranno mantenere gli impegni presi in termini numerici per quel che riguarda le immissioni in ruolo nei prossimi anno.
Proprio in questo senso, l’impegno maggiore preso dal ministro Bianchi è quello di effettuare entro il 2024, 70.000 immissioni in ruolo, attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale.
Per diventare docenti bisognerà passare attraverso un percorso universitario di formazione iniziale da almeno 60 crediti formativi, aggiuntivi rispetto alla laurea. Ci sarà poi una prova finale per sviluppare e accertare “le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, didattiche e metodologiche”.
Il percorso da affrontare
A questo percorso potranno avere accesso anche i neolaureati o gli studenti “anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico”. La riforma del reclutamento docenti prevede anche un periodo di tirocinio nelle scuole. In questo senso, sarà fondamentale la presenza a la creazione di figure specifiche denominate docenti “tutor”, che avranno la funzione di affiancare il percorso formativo. La parte finale del percorso sarà costituita da un “concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale” e un periodo di prova di un anno.
Il rischio dei troppi abilitati disoccupati
Una delle fasi più importanti sarà certamente costituita dalla stima del numero di docenti di cui le scuole avranno bisogno e che rappresenterà i posti disponibili di anno in anno. Lo comunicherà il ministero dell’Istruzione, con un computo valevole per il triennio successivo alla comunicazione. Lo scopo è ridurre la supplentite e ridurre i posti vacanti, con un’attenzione particolare a non accedere rischiando così di creare troppi abilitati che resterebbero senza cattedra.