Obbligo vaccinale docenti e Ata: nessun obbligo a settembre con la riapertura delle scuola, faranno eccezione alcune fasce di età e i soggetti fragili
I dati relativi alla pandemia sono contrastanti, e questo porta a molta incertezza a quello che potrebbe accadere in autunno, in vista della ripresa dell’attività scolastica. Nessuno osa sbilanciarsi al momento, ma è evidente come il rischio di farsi trovare impreparati è da scongiurare dopo oltre due anni di esperienza.
Tra vaccini e mascherine
Se sul tema mascherine si è discusso fino a qualche settimana fa, e ancora si discute in ottica esami di maturità, ben più complesso è il tema sull’obbligo vaccinale docenti e Ata.
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), è però sicuro che non sarà necessario ricorrere più a una misura simile per quel che riguarda il mondo della scuola: “Pagina chiusa, solo per il personale sanitario sarà condizione imprescindibile”.
La previsione per l’autunno
La previsione riguarda a trecentosessanta gradi la società, che in qualche modo dovrà ancora fare i contri con un possibile ritorno di incremento di contagi e conseguenti ospedalizzazioni e richieste di terapie intensive: “Ci sarà nuova campagna vaccinale in autunno, ma darei priorità a soggetti esposti a rischio di sviluppare la malattia grave ma questo non vuole dire negare i vaccini a chi ha un’età inferiore: 60 anni potrebbe essere una soglia ragionevole o anche, come dicono i Cdc, a 50 anni. Occorre pianificare adesso quella che sarà la campagna vaccinale”.
Il futuro della scuola
Altro tema delicato, come detto, riguarderà l’obbligo delle mascherine. Scomparse quasi del tutto dalla nostra quotidianità, fatte rare eccezioni, potrebbero tornare utili per alcuni osti di lavoro. Difficile dire se tra questi dovrà essere compresa la scuola: “Credo che tutto vada contestualizzato rispetto alla tipologia di lavoro, la permanenza nei luoghi chiusi e il contatto con il pubblico, anche la presenza di soggetti fragili, possono essere una delle ragioni per raccomandare in maniera forte l’uso della mascherina come protezione indiretta per chi se infettato rischia di sviluppare la patologia grave. Una cosa che credo vada in qualche modo resa omogenea è l’approccio approccio tra impiego delle mascherine nel settore pubblico e privato, perché altrimenti rischiamo di dare un messaggio non comprensibile che se si basa su differenze di approccio”.