Docenti precari: oltre 7mila euro di risarcimento per insegnanti della scuola superiore entrati in ruolo dopo anni di supplenze, per il tribunale discriminazione inaccettabile
Settemila euro di risarcimento a un docente entrato in ruolo dopo anni di supplenze. E’ la decisione del Tribunale che riconosce in questo modo l’anzianità di servizio e lo stipendio maggiore. La sentenza arriva da Vicenza, e si conferma ancora una volta una decisione che compensa i mancati diritti riconosciuti ai precari, anche dal punto di vista economico.
Settemila euro di rimborso
Per il ricorrente un assegno oltre 7 mila euro, più la rivalutazione, gli interessi e la collocazione stipendiale su un “gradone” maggiore. A trionfare nelle aule del tribunale un insegnante della scuola superiore, riuscito a ottenere il ruolo nel 2020. Prima per lui tanti anni di supplenze, conditi dal mancato riconoscimento di tutta una serie di diritti a livello economico.
Il docente ha iniziato la sua carriera nelle scuole nel 2006, e per molti anni non è riuscito a ottenere altro che contratti a tempo determinato. Non solo: il ministero non gli ha mai riconosciuto la stessa progressione di carriera e gli stessi diritti, anche a livello economico, riconosciuti ai colleghi in ruolo.
La decisione del tribunale
Un comportamento da parte del ministero che viene ritenuto ancora una volta discriminatorio nei confronti dei docenti precari. Il concetto alla base è moto semplice: i dipendenti assunti con contratto a termine non svolgono mansioni e compiti sostanzialmente differenti da quelli assegnati ai dipendenti di ruolo, per cui non si giustifica in alcun modo la decisione di non riconoscere gli stessi diritti a livello retributivo.
Una discriminazione inaccettabile
In caso contrario, si configura una vera e propria discriminazione nei confronti dei dipendenti a tempo determinato della scuola, che invece hanno diritto a beneficiare delle stesse regole che disciplinano la progressione di carriera dei dipendenti a tempo indeterminato. Questa la la motivazione con cui il tribunale con cui si sancisce il diritto ai fini giuridici ed economici, dell’anzianità di servizio maturata con i contratti a tempo determinato stipulati con il MIUR. Quindi alla stessa progressione economica riconosciuta a chi è assunto a tempo indeterminato e con pari qualifica.