Pensioni scuola: con la riforma possibilità di lasciare attorno ai 60 anni di età e senza penalizzazioni, quattro assegni su 10 inferiori ai mille euro
Si complica il futuro dei pensionamenti nel mondo della scuola, con la prospettiva di un assegno, dopo anni di contributi regolarmente versati, di poco superiore a quella sociale. Per questo i sindacati chiedono che venga subito cambiata la legge e che vengano introdotte delle deroghe a cominciare dalla scuola dove si deve dare la possibilità agli insegnanti di lasciare attorno ai 60 anni di età e senza penalizzazioni.
In dubbio gli incontri di fine luglio
L’appello è di Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief, che in questo momento in cui il Governo potrebbe cambiare rappresentanti in virtù della crisi che ha portato alle dimissioni del premier Draghi e che potrebbe portare nei prossimi giorni alle dimissioni di molti ministri, chiede di introdurre assegni allineati all’inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme.
Da capire che fine faranno a questo punto gli incontri previsti per fine luglio finalizzati a discutere degli interventi per aiutare salari e pensionati nel Decreto estivo. Ancora più incerto il destino dei tavoli previsti per agosto e settembre nel corso dei quali si sarebbe discusso della riforma pensioni dopo il 2022, con particolare attenzione al futuro del ritorno della Legge Fornero, nuove “Quote” e proposte di sindacati e INPS.
Assegni inadeguati inferiori ai mille euro
Nel frattempo la fotografia attuale del mondo dei pensionati italiani racconta che quattro assegni su dieci portano a un reddito mensile inferiore ai 1.000 euro. Una condizione che sfiora la povertà.
Uno degli interventi più urgenti riguarda la 14esima, che sarebbe necessario aumentare ed estendendola a chi ancora non la riceve pur avendo pensioni basse. La riforma pensioni si lega a doppio filo alla riforma del fisco, con una revisione del cuneo fiscale, considerato che i pensionati insieme ai lavoratori dipendenti contribuiscono per l’85% alle entrate dell’erario, e sono tra i pochi che danno la certezza di pagare le tasse.
Dunque serve riduzione della pressione fiscale, abbattimento dell’Irpef, adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione reale.