Pensioni scuola: ritorno della Legge Fornero da gennaio 2023 se Draghi conferma le dimissioni e si va alle elezioni anticipate in autunno
L’evoluzione della crisi di Governo in corso che potrebbe portare a un Draghi bis o ad elezioni già a ottobre, incide pesantemente su molti aspetti, compreso il futuro prossimo della scuola. In un momento in cui si doveva concludere l’iter per approvare la riforma del reclutamento docenti, con i decreti attuativi in via di definizione, e si doveva continuare a discutere del rinnovo del contratto scuola, uno stop del genere non è certamente una buona notizia.
Draghi bis o dimissioni definitive?
Se ne saprà di più a metà settimana, quando si capirà definitivamente se Draghi cederà alle pressioni di Mattarella e accetterà un Draghi bis, o se si andrà a nuove elezioni.
Al momento è difficile convincere Draghi a restare: i segnali di sfiducia giunti dal M5 Stelle negli ultimi giorni hanno fatto crollare le motivazioni del premier, disposto a restare solo in un clima di piena collaborazione e unità di intenti.
Addio Legge di Bilancio
Se Draghi confermasse l’addio, in autunno ci saranno subito le nuove elezioni. Questo significherebbe per l’attuale Governo non provvedere alla Legge di Bilancio sulla quale si puntava ad esempio per un migliore accodo relativo al rinnovo del contratto scuola e all’aumento degli stipendi dei docenti.
Se si dovesse provvedere per l’esercizio provvisorio, non si riuscirebbe ad approvare la manovra entro dicembre 2022.
Torna la Legge Fornero
La scuola sarebbe interessata anche dal punto di vista pensionistico, perchè difficilmente si potrebbe provvedere alla riforma del fisco e a quella delle pensioni. Con la conseguenza che si prospetterebbe il ritorno da gennaio 2023 della Legge Fornero.
Come detto la paralisi governativa bloccherebbe anche i decreti attuativi per la riforma del reclutamento dei docenti. Quattordici in tutto. con un esecutivo nuovo di zecca, i contorni della riforma scolastica pensata da Bianchi potrebbero cambiare completamente.
Mattarella a un bivio
La prospettiva più concreta è che mercoledì si concretizzi l’ipotesi di voto anticipato. Se Draghi non dovesse incassare la fiducia del Parlamento, il governo cadrebbe e Mattarella non potrebbe fare altro che sciogliere in anticipo le Camere fissando le elezioni anticipate.
A meno che Mattarella decidesse di non sciogliere le Camere e affidare nuovamente l’incarico a una nuova personalità, per traghettare il Paese alla scadenza naturale della legislatura nel 2023.