Supplenze brevi Gps 2022: anche per i docenti precari retribuzione professionale docenti attribuita ai colleghi insegnanti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato
I docenti precari cui è stata conferita una supplenza “breve” hanno diritto alla “retribuzione professionale docenti”. Hanno in altre parole gli stessi diritti economici dei colleghi insegnanti che sono stati assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Stesso discorso per i titolari di supplenze annuali.
Stessi diritti tra precari e docenti di ruolo
A confermarlo l’ennesima sentenza di un Tribunale che interviene laddove le normative ministeriali sono ancora deficitarie, vale a dire l’allineamento dei diritti tra precari e docenti di ruolo. In attesa che la normativa si adegui a quello che la giurisprudenza sta sottolineando sempre più spesso nelle aule dei tribunali, arriva da Lucca una sentenza che sancisce come una supplente abbia diritto a ottenere la percezione della cosiddetta retribuzione professionale docenti.
I sindacati sottolineano come sia una buona notizia che i ricorsi al giudice portino sempre più spesso all’accoglimento delle richieste dei ricorrenti, ma dall’altra parte resta un vuoto normativo di difficile comprensione, che continua a discriminare i docenti precari nei confronti di quelli di ruolo.
La sentenza sancisce che “la ricorrente ha diritto alla differenza retributiva derivante dal riconoscimento della retribuzione professionale docenti, egualmente a tutti i docenti e agli educatori, in virtù del principio di non discriminazione.
I rimborsi
Il supplente “breve”, dunque, deve essere considerato come gli altri docenti, e per il tribunale di Lucca nel caso della ricorrente è necessario procedere al rimborso di oltre 1.400 euro più interessi per mancata assegnazione della Rpd per un anno scolastico.
Non è a prima sentenza, come detto, che si esprime in questo senso: recentemente anche le sentenze di Treviso e di Bologna, dove il giudice ha assegnato rispettivamente oltre 3.600 e 3.200 euro al supplente ricorrente. Il tutto in attesa che il ministero accolga queste decisioni come necessarie a cambiare la normativa, riducendo contestualmente il più possibile il ricorso ai contratti a tempo determinato come chiesto dall’Europa nell’ottica di una riduzione della supplentite.