Concorso di religione 2022: 5.116 vincitori, dopo le prove concorsuali si formeranno delle graduatorie di merito a scorrimento ma nel frattempo fioccano i ricorsi
Doveva essere attuato con cadenza triennale, e invece al momento il computo parla di un’attesa di 15 anni, forse finalmente terminata. Sempre che la crisi di governo non complichi ulteriormente l’imminente emanazione del bando per il concorso di religione cattolica.
Pioggia di risarcimenti
A contribuire ad accelerare i tempi in questo senso, secondo i sindacati, potrebbe esserci la recente sentenza del Tribunale di Napoli che ha disposto oltre 700mila euro di risarcimento per 19 insegnanti di religione assunti dopo 36 mesi con contratti reiterati a tempo determinato.
Una situazione che potrebbe deflagrare nei prossimi anni se i ricorsi dovessero moltiplicarsi, e che dunque ha sensibilizzato circa l’urgenza di stabilizzare il maggior numero possibile di insegnanti di religione.
Per questo il ministero si sarebbe deciso ad assumere il maggior numero di precari mediante procedure concorsuali. L’alternativa potrebbe infatti essere risarcire tutti gli arretrati di coloro che continuano ad essere assunti, oltre i 36 mesi e senza l’onere di una prova concorsuale dal 2008.
Pochi i posti messi a concorso
Nel frattempo però i ricorsi potrebbero continuare a fioccare. In ogni caso i 5.116 posti che sarebbero messi a diposizione dal concorso, basterebbero a coprire soltanto un terzo del numero di candidati che concorrerebbero alla procedura.
A questo va aggiunto che nel prossimo triennio si libereranno ulteriori posti per pensionamenti, e i sindacati spingono affinchè questi posti vengano messi a concorso per il 50% per una procedura straordinaria e il restante 50% per procedura ordinaria.
Graduatorie di merito a scorrimento
Secondo quanto stabilito dal ministero, la procedura prevede che dopo le prove concorsuali si formino delle graduatorie di merito a scorrimento. Una nota lieta che consentirebbe a molti docenti di essere immessi in ruolo il prossimo 1° settembre dopo 15 anni di attesa.
L’auspicio è che la crisi di Governo non comporti un rallentamento eccessivo della procedura o addirittura uno stop ulteriore che dopo un’attesa così lunga non sarebbe più tollerabile e porterebbe a una valanga di ricorsi che certo non aiuterebbero le casse dello Stato.