Elezioni politiche 2022 25 e 26 settembre: si decide il futuro dei precari scuola, dell’aumento stipendio docenti e del reclutamento docenti
Le dimissioni di Mario Draghi e la caduta del Governo avranno inevitabilmente ripercussioni anche sul mondo della scuola. Per il momento il governo dimissionario è ancora al lavoro per traghettare il Paese verso le elezioni politiche del 25 e 26 settembre. In questo senso, diventa fondamentale portare a termine una serie di questioni lasciate in sospeso, a cominciare dai decreti attuativi che consentiranno di avviare la riforma del reclutamento docenti voluta dal ministro Bianchi.
La riforma del contratto scuola
I sindacati sperano che con le elezioni politiche di settembre qualcosa possa poi cambiare, soprattutto per quel che concerne quegli aspetti della riforma che non hanno convinto a pieno: il riferimento è al meccanismo di reclutamento che anzichè essere stato semplificato, appare come ancora più complicato e farraginoso. Non solo: l’introduzione del master abilitante da 60 cfu, che sarà con ogni probabilità a numero chiuso, viene visto come un ostacolo ulteriore alla possibilità degli aspiranti docenti di accedere alla professione.
Il rinnovo del contratto e l’aumento degli stipendi
Ciò che sicuramente sarà messo in stand by, ma d’altra parte anche se il Governo Draghi fosse rimasto in carica le cose non sarebbero cambiate, è il rinnovo del contratto scuola. La proposta di contratto ponte, su cifre ritenute inaccettabili da quasi tutti i sindacati, poteva essere l’occasione per arrivare a un primo risultato con un aumento di circa 50€ netti in busta paga e soprattutto il saldo dei famosi arretrati che oscillano tra i 1500€ ai 3000€.
Una proposta ritenuta però irricevibile dai sindacati, che partono da una richiesta di almeno 300€ lordi in busta paga per intavolare una trattativa. Sarà compito del nuovo Governo riaprire la discussione, provando se possibile a stringere i tempi se si considera che si tratta di un rinnovo contrattuale già scaduto da diversi mesi.