Aumento stipendio docenti: tutto fermo nella trattativa con i sindacati, le parti sono lontane e il cambio di Governo rappresenta l’unica via d’uscita
Il confronto sull’aumento stipendio docenti prosegue con incontri all’Aran che difficilmente potranno portare in tempi brevi a un risultato concreto, in virtù del momento di incertezza a livello governativo con il cambio della guardia tra attuale esecutivo e quello che lo succederà alla luce dell’esito delle elezioni del 25 settembre.
I motivi del ‘no’ al contratto ponte
In tutto ciò, permane la diffidenza dei sindacati che non sono disposti a trattare sulla base delle cifre messe sul piatto negli ultimi mesi, e che hanno portato al ‘no’ al contratto ponte che sarebbe stato firmato proprio in questi giorni e che avrebbe portato nelle tasche dei docenti un aumento di stipendio esiguo, unitamente al saldo degli arretrati.
La sensazione è che si rimanderà tutto a dopo le elezioni, con la speranza da parte dei sindacati di ottenere un budget più consistente che avvicini gli aumenti a quelli auspicati.
Le richieste dei sindacati
La trattativa è bloccata in virtù della proposta del Governo di un aumento che va di poco oltre i cento euro lordi. I sindacati non accettano un rinnovo del contratto che porterebbe agli 850mila docenti italiani 123 euro medi pro capite lordi (75-80 netti). Ancora meno per i 200mila ATA che otterrebbero solo 90 euro medi a testa di aumento lordo al mese (60-65 netti).
Il contratto scuola è fermo ormai da oltre quattro anni, quando si trovò un accordo sulla base di un aumento medio per i docenti di 96 euro e per gli ATA di 84,5 euro. I sindacati chiedono un aumento di oltre 300 euro lordi al mese. Cifra che difficilmente potrà essere accolta in pieno, ma alla quale ci si dovrà quantomeno avvicinare per trovare un accordo.
La differenza con i colleghi europei
La differenza con i colleghi europei (tra i 22 e i 29mila euro annui per gli italiani, fino a 80mila euro in Europa) e il fatto che per guadagnare il 50% in più bisogna attendere di accumulare 35 anni di servizio fotografa al meglio l’insoddisfazione dei docenti.
Il rinnovo del contratto docenti e l’aumento degli stipendi sarà probabilmente il primissimo tema con cui il nuovo ministero dell’istruzione dovrà confrontarsi, il tutto partendo prima dal riscontro del budget che il nuovo Governo vorrà mettere a disposizione della scuola.