Algoritmo Gps: strumento da archiviare, errori macroscopici che si aggiungono agli errori di valutazione dei recenti concorsi a cattedra
Il futuro dell’algoritmo di assegnazione di supplenze che ha gestito l’assegnazione delle sedi negli ultimi due anni è sempre più incerto. Se una fase di rodaggio e di comprensibile messa a fuoco era stata accettabile il primo anno dell’informatizzazione nomine supplenze, molto meno tollerabile e tollerati sono gli errori che quest’anno contraddistinguono il lavoro dell’algoritmo.
Il tema delle disponibilità
La scelta del ministero di non far coincidere la pubblicazione delle disponibilità con la scadenza della presentazione delle domande da parte dei candidati, ha inevitabilmente provocato ulteriori malumori e polemiche in virtù di scelte fatte al buio che stanno penalizzando docenti con buoni punteggi in graduatoria che si vedono scavalcare in virtù del meccanismo dell’algoritmo, da colleghi peggio posizionati.
Errori macroscopici
Ha ripreso l’argomento nelle ultime ore, unendosi al coro dei critici, Ornella Cuzzupi, segretario generale dell’UGL Scuola, in un’intervista all’Avvenire di Calabria. La sindacalista ritiene inaccettabile proseguire su questa strada alla luce degli evidenti fallimenti dell’algoritmo degli ultimi mesi nella gestione delle supplenze. Per Cuzzupi l’algoritmo è uno strumento da archiviare, senza mezze misure.
“Molti docenti sono stati spediti a destra e a manca, senza capire realmente dove dover prendere servizio effettivamente. Si tratta di errori macroscopici che si aggiungono agli errori di valutazione dei recenti concorsi a cattedra. Siamo all’assurdo: gli insegnanti in questo modo sono mandati allo sbando. E gli alunni rimangono troppe volte “l’ultimo problema” della scuola”.
Il problema del sostegno
Al problema dell’algoritmo, a livello generale, si aggiunge quello del sostegno, che va a toccare una fetta di popolazione scolastica che avrebbe necessità di ulteriore attenzione: “Le cattedre di sostegno sono un dramma. Sono innumerevoli i casi di scuole che hanno iniziato le lezioni sprovviste di queste figure. E pensare che c’è un precariato storico di docenti con oltre 15 o 20 anni di servizio già alle spalle. In concreto, i docenti ci sono, ma manca la volontà politica di farli entrare in classe nei tempi e nei modi giusti. Sulle graduatorie servono, quindi, regole più chiare e trasparenti”.