Supplenze Gps: il ministero spiega quali sono i due casi in cui l’algoritmo può commettere errori
In piena bufera per le assegnazioni delle supplenze e per i presunti torti subiti dai docenti presenti in graduatoria da attribuire agli errori di un algoritmo che i sindacati sono arrivati a definire impazzito, arriva la posizione ufficiale da parte del capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Stefano Versari, a margine del congresso della Uil Scuola, che su Orizzonte Scuola esprime il punto di vista ufficiale del Governo su una situazione sempre più al centro di dibattito e polemiche.
I due casi in cui l’algoritmo sbaglia
Secondo il capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Stefano Versari “l’algoritmo, in quanto tale, non è sbagliato, l’algoritmo può commettere errori solo in due casi. Se vengono introdotti dei dati errati e se non si condividono i criteri di utilizzo. A mio parere ci sono delle considerazioni negative sull’algoritmo perché non si condividono i criteri che sono stati scelti. Sarebbe stato fondamentale avere più tempo per eventualmente correggere gli errori che ci sono stati”.
Le correzioni in vista del prossimo anno
Dunque il ministero tira dritto per la propria strada e smentisce qualunque possibilità che l’algoritmo abbia commesso degli errori. Piuttosto, apre alla possibilità che si possa il prossimo anno, nel caso in cui per la terza volta consecutiva si faccia ricorso al sistema automatizzato, correggere alcune impostazione che evidentemente stanno portando a quelle che i candidati ritengono essere delle ingiustizie. Il caso più frequente di segnalazioni riguarda docenti che ritengono di essere stati scavalcati in graduatoria da colleghi con punteggi inferiori.
Quello dell’algoritmo sarà uno degli argomenti con il quale il prossimo ministro dell’Istruzione, in seguito alle elezioni di fine settembre, dovrà affrontare in vista del prossimo anno scolastico, e che costituirà, insieme al rinnovo del contratto scuola, un biglietto da visita importante per capire che direzione prenderà nei prossimi anni la scuola italiana.