Errori algoritmo supplenze: nessun intervento del ministero per quest’anno, l’unica strada per chi è penalizzato resta quella di fare ricorso al giudice del lavoro
Non c’è da farsi troppe illusioni circa il prossimo incontro tra ministero e sindacati durante il quale questi ultimi otterranno risposte in merito alla complicata situazione dell’assegnazione delle supplenze tramite sistema informatizzato e gli errori dell’algoritmo.
Correttivi rimandati al prossimo anno
La sensazione emersa nel contro del primo confronto, è che il ministero sia assolutamente intenzionato a fare tesoro delle rimostranze che i sindacati hanno sollevato, facendosi portavoce delle lamentele dei docenti coinvolti nell’assegnazione delle supplenze, ma difficilmente gli interventi potranno avere effetto già nel corso di quest’anno.
Troppo avanzata infatti la procedura di assegnazione per un cambio di rotta significativo, e correggere e sanare tutte le situazioni, ammesso che il ministero le riconosca come errate, vorrebbe dire rimettere in discussione un meccanismo che in ogni caso ha immesso già in cattedra la stragrande maggioranza dei candidati coinvolti.
Gli errori più frequenti
Si procederà quindi per piccoli aggiustamenti, sanando soltanto le situazioni più evidenti, e rimandando qualunque intervento più significativo al prossimo anno. Resteranno dunque di fatto inascoltate le critiche per situazioni come quelle che riguardano i docenti che vengono scavalcati nelle operazioni di nomina da altri con minore punteggio. Altre criticità riguardano i docenti assegnati a cattedre inesistenti e i docenti considerati rinunciatari in toto in virtù di scelte condizionate dalla mancanza delle disponibilità, che ha portato anche a non selezionare le cattedre orario o gli spezzoni di cattedra.
La via giudiziaria
Gli uffici scolastici territoriali hanno provato a sanare le situazioni più evidenti, in virtù dei tantissimi reclami pervenuti, ma di certo non si è provveduto a tornare sui propri passi effettuando nuovamente le convocazioni ripartendo da zero.
Ai candidati convinti di essere stati vittime di un’ingiustizia resta solo la possibilità di presentare ricorso innanzi al Giudice del lavoro, nella speranza di veder riconosciuti i propri diritti.