Mobilità docenti 2023: tutto da rifare, il ministero ha tenuto una condotta antisindacale
Tutto da rifare per quel che riguarda la parte di contratto inerente la mobilità. Il contratto andrà rivisto e modificato in virtù della sentenza che ha condannato il Ministero per comportamento antisindacale. E’ un provvedimento che sarà necessario alla luce del l’ordinanza del Tribunale di Roma n. 69476/2022 dell’11 luglio 2022 che ha condannato il Ministero dell’Istruzione per comportamento antisindacale.
Riapertura delle trattative
Se ne discuterà adesso in occasione dell’incontro che avrà come tema principale la riapertura delle trattative del CCNI concernente la mobilità del personale docente, educativo e ATA.
Non è dunque sufficiente la firma apposta dall’unica sigla sindacale, la Cisl Scuola, che decise di sottoscrivere il contratto integrativo sulla mobilità del personale scolastico per il triennio 2022-2025. Una situazione che portò i sindacati Flc Cgil e Uil Scuola a presentare ricorso contro il Ministero. L’accusa, quella di aver tenuto un comportamento antisindacale.
Trasparenza della scelta
Tesi sposata appieno dal Tribunale di Roma – Sez. Lavoro, che con sentenza inequivocabile ha parlato di “monopolio sindacale”, spiegando che «Non aprire alle trattative nei confronti di OO.SS. firmatarie del CCNL – si legge nella sentenza – senza alcuna forma di motivazione che evidenzi la trasparenza della scelta, costituisce condotta antisindacale posto che – così facendo – si è venuto a creare una sorta di “monopolio sindacale” le cui ragioni rimangono incomprensibili. Appare evidente che si tratta di circostanza di fatto che è ben lungi dall’integrare la ricerca, in omaggio ai principi di correttezza e buona fede, del “maggior consenso possibile”».
Diritto alla mobilità
“Finalmente si rientra nel diritto. Il Tribunale di Roma riconosce che da parte del Ministro e del Ministero c’è stata una condotta antisindacale. È un non contratto quello firmato a gennaio, lo diciamo dal primo momento. Il giudice adesso impone di riaprire le trattative, tornare al contratto precedente, per riconoscere il diritto di mobilità a tutti. Afferma i diritti perché questi si erano affievoliti. Le sedi negoziali si devono rispettare“. Così aveva accolto favorevolmente la sentenza il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi.