Scuola

Rinnovo contratto scuola: brusca frenata, ma una volta tanto l’oggetto del contendere non è l’aumento degli stipendi di docenti e Ata

Quando sembrava che si fosse giunti a un passo dall’accordo per rinnovare il contratto scuola fermo da anni, in virtù di un avvicinamento tra le parti dal punto di vista economico, ecco arrivare una brusca frenata causata dalla parte normativa che l’Aran ha presentato ai sindacati nel corso dell’ultimo incontro e che viene ritenuta irricevibile.

Rinnovo contratto scuola in alto mare

Dal punto di vista dei sindacati, infatti, le modifiche normative che dovrebbero essere implementate rappresentano un salto mortale all’indietro dal punto di vista dei diritti dei lavoratori della scuola.

Tra i punti più contestati dai sindacati e proposti dall’Aran, l’impossibilità di ricorrere ad una visita specialistica, esaurite le 18 ore disponibili, in assenza di una patologia; l’eliminazione dell’assenza per malattia retribuita per 9 mesi al 100%, del 90% per i tre mesi successivi e al 50% negli ulteriori sei mesi: l’impossibilità di usufruire delle ferie, se si è superato l’8° mese nell’anno scolastico successivo: la mancata comprensione del viaggio negli otto giorni per la partecipazione a concorsi ed esami. Ciliegina sulla torta, ma amara, l’intenzione di separare il personale in base alla tipologia di contratto sottoscritto. Una prospettiva che porterebbe a un’ulteriore discriminazione tra personale scolastico a tempo indeterminato e determinato.

Passo indietro per i precari

Una proposta che trova la piena opposizione dei sindacati, che spingono invece nella direzione opposta, ovvero quella che dovrebbe portare a una piena uguaglianza di diritti e trattamento nei confronti dei lavoratori precari rispetto a quelli con contratto a tempo indeterminato, proprio per non acuire ulteriormente una penalizzazione nei confronti di coloro i quali non possono beneficiare di un posto di lavoro assicurato.

I sindacati spingono affinchè vengano rispettate le indicazioni della Direttiva europea, secondo cui ferie, permessi, malattia, stipendi e posizione giuridica vanno equiparati totalmente nei diritti di personale precario e di ruolo.