Assunzione diretta docenti: “Stop ai concorsi, il preside sceglie i docenti e decide il merito”
Il cambio di guardia al Governo consente di riproporre proposte finora inascoltate, e di ipotizzare un futuro diverso per la scuola. In attesa di capire che direzione prenderà il sistema di reclutamento docenti, in sospeso senza i decreti attuativi che consentano il lancio dei master da 60 Cfu per abilitarsi ai concorsi, torna di moda una proposta delle scorse settimane che arriva direttamente dai presidi.
Stop ai concorsi
E che rivoluzionerebbe, se adottata, il modo di intendere la strada per diventare docenti. “Sono a favore dell’assunzione diretta da parte delle scuole, o da parte dell’istituto o in modo privatistico. Questo è consentito dalla Costituzione”. Lo ribadisce il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, a Orizzonte Scuola dedicata alle priorità del nuovo Ministro dell’Istruzione.
La priorità è modificare la strategia attuale di reclutamento dei docenti, che soprattutto negli ultimi anni ha mostrato tutti i suoi limiti e che, non va dimenticato, costituisce per lo Stato un esborso economico non da poco anche in virtù dei costi dell’organizzazione delle procedure concorsuali. “Va riformato il meccanismo delle assunzioni, – ha aggiunto – che è fallimentare, ma da 50 anni. Abbiamo un grosso problema di precariato e un problema serio sugli organici, specialmente quelli Ata. Sono sottodimensionati e, spesso, con deficit di competenze”.
La scelta dei docenti
Il problema di un nuovo meccanismo del genere sarebbe innanzitutto la regolarità delle assunzioni, per quel che riguarda la certezza della scelta del candidato: “Chi valuta il merito? Il preside, il capo di istituto. Nella scuola spazio per l’anarchia non c’è. Sia il preside a stabilire il merito insieme con un comitato di valutazione. È chiaro che poi ne deve rispondere”.
Secondo Giannelli è il momento giusto, considerato che il nuovo Governo sta sponsorizzando il concetto del merito, “concetto previsto dallo stesso articolo 34 della Costituzione”.
“La parola però si presta a due interpretazioni distinte – sottolinea -. Una riferita agli alunni che, come dice la Costituzione, andrebbero aiutati quando meritevoli, e una riferita ai dipendenti, tutti. Io sono assolutamente favorevole alla valorizzazione del personale, e difendo anche il concetto del bonus, che andrebbe invece aumentato”.
Buongiorno. Non ho problemi a presentarmi. Mi chiamo Giulia Cappi, ho 66 anni di cui 45 trascorsi a scuola. Sono neopensionata dal settembre scorso, con grande dispiacere, perché l’insegnamento e le relazioni interpersonali mi mancano molto. Entro in argomento. Il merito! Per gli alunni, almeno di scuola primaria, non si può parlare di merito, sebbene in taluni emerga, bensì di interesse, maturazione, coinvolgimento, stimolo, educazione famigliare, input dei docenti, nonché esempio fattivo. Per i docenti il merito deriva dall’amore per la professione che si svolge, dalla responsabilità consapevole di plasmare dei futuri cittadini, dall’intesa relazionale voluta e gestita con i propri alunni e con le loro famiglie, seppur attraverso dissapori, scontri di vedute, autorevolezza. Senza parlare della formazione didatticometodologica continua, anche auto, e della gestione politica della scuola. Chi giudica tutto ciò? Il DS a cui stai antipatica, perché competente? Il DS che ti deve far fuori, con il sostegno dello staff e dei colleghi che gli portano la coda? Scusate lo sfogo, ma ne ho viste e vissute troppe per sostenere che il merito sia un riconoscimento soprattutto a livello normativo. Se volete, se non vi ho scioccato, sono ben contenta di confrontarmi.