Stabilizzazione docenti precari 2022: 715 euro per supplente e trasformazione dei posti dall’organico di fatto in organico di diritto
In attesa di capire le intenzioni del nuovo Governo e del ministero della scuola per risolvere la questione dei precari della scuola, arriva uno studio dei sindacati che mette nero su bianco la previsione di spesa per lo Stato nel caso in cui si decidesse di provvedere a un piano di stabilizzazione.
Une media di 715 euro a supplente
Secondo Uil Scuola, lo Stato dovrebbe mettere mano a 715 euro per stabilizzare ogni precario della scuola. Un piano che i sindacati hanno intenzione di sottoporre al nuovo ministro dell’Istruzione Valditara.
In tutto i precari della scuola sono 252.157 precari e la loro stabilizzazione costerebbe poco più di 180 milioni di euro all’anno, con una media di 715 euro per ogni precario. Un costo che comporterebbe un beneficio sia per i diretti interessati che per gli studenti, penalizzati dalla poca continuità didattica che il precariato comporta.
Non solo docenti
Il computo è comprensivo sia della stabilizzazione dei docenti che degli altri dipendenti della scuola, un progetto che permetterebbe dunque di risolvere la situazione di tutto il personale scolastico. Infatti in totale i supplenti della scuola, personale docente, educativo ed Ata, sono 252.157.
Di questi 76.044 hanno la supplenza al 31 agosto, tipologia di contratto che comporta il percepire uno stipendio per l’intero anno scolastico; 176.113 hanno una supplenza fino al 30 giugno e percepiranno la Naspi per i due mesi estivi.
Incidenza minima per lo Stato
Secondo Uil scuola, la trasformazione dei posti dall’“organico di fatto” in posti in “organico di diritto“, e degli attuali contratti precari del personale della scuola in immissioni in ruolo, “avrebbe un’incidenza minima per la spesa dello Stato e riflessi esponenziali sulla qualità della vita scolastica, intesa come comunità educante. Una differenza di spesa di 180.345.425,04 euro all’anno permetterebbe un beneficio enorme in termini di continuità didattica e un vantaggio sociale, in senso più ampio“.