Scuola

Aumento stipendio docenti: solo 30 euro in più mentre colf e badanti ne ottengono 125€ dal Governo

Il mondo del personale scuola beneficiario degli aumenti di stipendio relativi al rinnovo del contratto e dei relativi arretrati si divide abbastanza equamente tra quanti esprimono soddisfazione per la conclusione della trattativa, anche se su basi economiche non in linea con le richieste dei sindacati, e coloro i quali ritengono si tratti di un aumento insufficiente a consentire a un’intera categoria che aspettava da molto tempo il rinnovo piena soddisfazione.

Gli aumenti da gennaio

A sottolineare l’inadeguatezza del rinnovo sottoscritto, nonostante sia stato uno dei primi sindacati a spingere per il famoso accordo ponte in estate poi disertato ma di fatto firmato poche settimane fa sulla base delle medesime condizioni. E’ Anief, che mette in evidenza come la Legge di Bilancio 2023 porterà aumenti di stipendio a colf e badanti nettamente superiori a quelli dei docenti.

Dal 1° gennaio prossimo si prevedono fino a 125 euro al mese considerando anche le ferie, la tredicesima e il Trattamento di fine rapporto e in base all’adeguamento delle retribuzioni dei lavoratori domestici fino al 9% in più: è questo l’effetto che l’inflazione del 2022 avrà sulle retribuzioni dei lavoratori domestici nel prossimo anno.

Evidente disparità di trattamento

Questo vuol dire che colf e badanti potranno ottenere stipendi più ricchi di 2.000 euro all’anno se assunti dalle famiglie a tempo pieno e per tutto l’anno.

Anief sottolinea come sia ingiusto l’atteggiamento del governo che a colf e badanti assegna un bonus, che porterà da gennaio 2023 aumenti mensili di 125 euro, pari al 9%, mentre agli statali si concedono appena 30 euro di aumento, pari ad un misero 1,5%?”.

Servono altri 150 euro

Marcello Pacifico, presidente nazionale del giovane sindacato autonomo spiega: “Non lo riteniamo tollerabile e giusto, ricordo che ai dipendenti pubblici, a partire da quelli che lavorano nell’Istruzione, perché hanno gli stipendi più bassi della PA e dimezzati rispetto ad altri Paesi UE, servono assolutamente 150 euro: si tratta non di una concessione, ma dell’adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale. Invece, l’assegno una tantum pensato dal Governo è ben cinque volte inferiore. Bando ai proclami: si devono trovare altri 5 miliardi, il prima possibile, per non violare il patto sociale, anche quello recente con il ministro Valditara, con l’abolizione della scala mobile”, conclude Pacifico.