Ferie non godute scuola: devono essere monetizzate anche ai supplenti, il rimborso è garantito
Le ferie non godute dai docenti a tempo determinato che svolgono supplenze devono essere rimborsate. Arriva un’altra importante sentenza in questo senso che prosegue sulla strada già tracciata negli scorsi mesi e che punta a riconoscere un diritto che dovrebbe essere acquisito e che invece la normativa continua a negare.
Diritto anche dei supplenti
Il senso della sentenza è che le ferie non godute dal supplente vanno pagate. L’ultima decisione in questo senso arriva dal giudice di Piacenza, settore Lavoro e Previdenza e Assistenza, che ha esaminato il ricorso presentato dai legali Anief a difesa di una docente precaria.
Il risultato è il riconoscimento di un rimborso di quasi duemila euro per ferie non godute.
Il pieno “riconoscimento delle ferie non godute” va nella stessa direzione intrapresa dalla nuova ordinanza della Corte di Cassazione, in base alla quale un dirigente pubblico aveva avviato un contenzioso proprio sulla questione della monetizzazione delle ferie non godute e relativo onere della prova di richiesta di esercizio delle stesse.
Fattispecie irrinunciabile
Secondo il giudice “il diritto alle ferie annuali retribuite dei dirigenti pubblici, in quanto finalizzato all’effettivo godimento di un periodo di riposo e di svago dall’attività lavorativa (nel quadro dei principi di cui agli artt. 36 Cost. e 7, par. 2, della direttiva 2003/88/CE), è irrinunciabile; ne consegue che il dirigente il quale, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, non ne abbia fruito, ha diritto a un’indennità sostitutiva, a meno che il datore di lavoro dimostri di averlo messo nelle condizioni di esercitare il diritto in questione prima di tale cessazione, mediante un’adeguata informazione nonché, se del caso, invitandolo formalmente a farlo (C. 13613/2020)”.