Pagamento ferie non godute scuola 2022: chi al momento della cessazione del rapporto di lavoro non ne ha fruito ha diritto a un’indennità sostitutiva
I docenti che non hanno goduto delle ferie devono essere rimborsati. Vale anche per i docenti a tempo determinato che svolgono supplenze. Lo sancisce ribadendo un principio già noto una importante sentenza che va nella stessa direzione di una strada già tracciata negli scorsi mesi.
Diritto anche dei supplenti
Secondo il giudice che ha emesso una sentenza in linea con quelle pronunciate negli ultimi mesi, le ferie non godute dal supplente vanno pagate. Lo sancisce il giudice di Piacenza, settore Lavoro e Previdenza e Assistenza, in seguito alla valutazione di un ricorso presentato dai legali Anief a difesa di una docente precaria.
E così per la supplente è arrivato il riconoscimento di un rimborso di quasi duemila euro per ferie non godute.
Il pieno “riconoscimento delle ferie non godute” è sancito nell’ottica di confermare quanto sancito dalla nuova ordinanza della Corte di Cassazione. Secondo questo orientamento, la giustizia aveva dato ragione a un dirigente pubblico aveva avviato un contenzioso proprio sulla questione della monetizzazione delle ferie non godute e relativo onere della prova di richiesta di esercizio delle stesse.
La motivazione
Il giudice aveva sancito “il diritto alle ferie annuali retribuite dei dirigenti pubblici, in quanto finalizzato all’effettivo godimento di un periodo di riposo e di svago dall’attività lavorativa (nel quadro dei principi di cui agli artt. 36 Cost. e 7, par. 2, della direttiva 2003/88/CE), è irrinunciabile; ne consegue che il dirigente il quale, al momento della cessazione del rapporto di lavoro, non ne abbia fruito, ha diritto a un’indennità sostitutiva, a meno che il datore di lavoro dimostri di averlo messo nelle condizioni di esercitare il diritto in questione prima di tale cessazione, mediante un’adeguata informazione nonché, se del caso, invitandolo formalmente a farlo (C. 13613/2020)”.
Sentenze che aprono la strada a futuri ricorsi e che dovranno necessariamente fare giurisprudenza nel senso di spingere il legislatore ad adeguare la normativa per garantire un diritto che al momento viene negato.