Scuola

Docente tutor compenso: verrà pagato di più e sarà presente in ogni classe a partire dal prossimo anno

Sta facendo particolarmente discutere il tema del docente tutor e delle sue funzioni. Una figura voluta dal nuovo ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara i cui contorni iniziano a delinearsi in maniera più precisa: “Verrà introdotta la figura del docente tutor per ogni gruppo classe, il docente che dovrà avere una formazione particolare, ed anche essere pagato di più, e che dovrà in team con gli altri insegnanti seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche di quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare”.

Via a una formazione specifica

Ci saranno ancora alcuni mesi per capire esattamente quali saranno le mansioni di questa nuova figura professionale all’interno del mondo della scuola, considerato che la figura del tutor entrerà in vigore “dal prossimo anno scolastico, nel contempo avvieremo gradualmente una formazione specifica. Siamo anche riusciti ad ottenere dal Mef il consenso per utilizzare fondi del Pnrr per pagare docenti e personale Ata, impegnati nella lotta alla dispersione scolastica. I piani e gli interventi contro l’abbandono dovranno essere almeno biennali”.

Salto di qualità

Il ministro Valditara ha ben chiara la direzione che dovrà prendere il mondo della scuola e dell’insegnamento nei prossimi anni per consentire all’istruzione italiana di fare quel salto di qualità che manca ormai da troppo tempo: “L’insegnamento va il più possibile personalizzato, proprio perché la scuola del merito di cui parliamo noi deve sviluppare i talenti individuali dei ragazzi, promuovendo le attitudini di ciascuno”.

Consigli a studenti e famiglie

In questo senso, sarà data particolare attenzione all’orientamento nelle scuole, finalizzata a ridurre il fenomeno della dispersione scolastica. Secondo il ministro Valditara, è fondamentale “l’orientamento, che deve dare consigli ai giovani e alle famiglie sulle scelte più opportune sulla prosecuzione degli studi. Occorre cioè da una parte che la scuola sappia individuare le potenzialità dello studente, dall’altra è necessario recuperare informazioni dai territori per conoscere le concrete prospettive formative e occupazionali. La scuola deve far emergere le attitudini dei ragazzi, come l’arte socratica della maieutica”.

Lotta alla dispersione scolastica

Per il nuovo ministro c’è un nemico nella scuola italiana: “La grande sfida è combattere la dispersione scolastica – aggiunge Valditara – I dati sono impressionanti: in Italia il 13,2% dei ragazzi tra 15 e 19 anni non studia e non lavora. Per fare degli esempi, in Romania la percentuale è del 12,1%, in Germania del 5%, in Portogallo del 2,6%, in Svezia del 2,5%”.

“Portare questo dato sotto al dieci per cento entro qualche anno sarebbe un buon punto di partenza”, prosegue.