Scuola

Carta del docente: rimborso di 2.500 euro per i supplenti, arriva la sentenza

Il Tribunale di Cosenza ha emesso una sentenza importante che potrebbe aprire la strada a ulteriori rivendicazioni per i docenti precari della scuola. Il giudice del lavoro ha infatti stabilito che discriminare questi insegnanti, negando loro i 500 euro della Carta del docente, è anticostituzionale.

Pagamento di 2500 euro

La sentenza è arrivata dopo il ricorso presentato da un’insegnante supplente che per cinque anni si è formato a proprie spese, mentre i colleghi di ruolo percepivano il bonus economico previsto dalla Carta del docente. Il giudice ha accettato il ricorso dei legali Anief, il sindacato che rappresenta i docenti precari, e ha condannato il ministero dell’Istruzione al pagamento dei 2.500 euro negati all’insegnante, così come a tutti i precari della scuola.

La decisione del Tribunale di Cosenza si basa su alcune importanti sentenze precedenti, tra cui quella del Consiglio di Stato e l’ordinanza “faro” della Corte di Giustizia europea, che hanno stabilito che i docenti precari hanno diritto alle stesse condizioni e alle stesse opportunità dei colleghi di ruolo.

Norma anticostituzionale

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, questa sentenza è un importante passo avanti per i diritti dei docenti precari, che spesso sono discriminati e penalizzati rispetto ai colleghi di ruolo. “Questa decisione conferma che il precariato nella scuola è un problema di ingiustizia

Il Tribunale di Cosenza ha dunque emesso una sentenza importante in materia di diritti dei docenti precari. Secondo il giudice del lavoro, discriminare i supplenti è anticostituzionale e viola i principi di uguaglianza sanciti dalla Carta fondamentale della Repubblica italiana.

Ricorso vincente

La decisione è stata presa in seguito al ricorso di un insegnante supplente che per cinque anni si è formato a proprie spese, senza però ricevere il compenso previsto dalla Carta del docente, a differenza dei colleghi di ruolo che hanno beneficiato della stessa misura economica.

Il giudice del lavoro, dopo avere esaminato norme e sentenze sulla questione, ha citato la sentenza madre del Consiglio di Stato e l’ordinanza “faro” del 18 maggio 2022 emessa dalla Corte di Giustizia europea, per sostenere la sua decisione. Inoltre, ha approvato il ricorso presentato dai legali Anief e ha condannato il ministero dell’Istruzione al pagamento dei 2.500 euro negati all’insegnante, come a tutti i precari della scuola.

Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per i docenti precari, che da troppo tempo lottano per ottenere parità di diritti e trattamento. La discriminazione nei loro confronti è infatti un problema endemico che riguarda molti aspetti della loro vita lavorativa, dal salario alle opportunità di formazione e di carriera.