Doppio canale di reclutamento scuola: su 50.000 posti disponibili, ben 10.000 sono rimasti inutilizzati
Nel panorama scolastico, il problema della precarietà del personale docente è tornato a raggiungere livelli record, con oltre 200.000 supplenti all’anno. Questo fenomeno persiste a causa di un sistema di reclutamento errato che continua a essere utilizzato. Marcello Pacifico, il presidente nazionale di Anief, spiega: “Abbiamo seri dubbi sul fatto che le attuali proposte dell’amministrazione possano veramente affrontare il problema della precarietà”.
L’importanza della stabilizzazione
Questo rafforza la determinazione del sindacato a presentare una denuncia alla Commissione europea in merito a questa situazione preoccupante, che non tiene conto delle disposizioni automatiche di stabilizzazione previste nell’Unione europea per chi lavora in posizione vacante per oltre 36 mesi. L’obiettivo è che il caso italiano venga riaperto presso la Corte di Giustizia europea.
In un’intervista all’agenzia nazionale Teleborsa, il presidente Pacifico ha sottolineato che “negli ultimi vent’anni il numero dei precari è in costante aumento”. Attualmente, abbiamo il 200% in più di insegnanti precari rispetto a quanto stabilito dalla legge 107 del 2015, che doveva in teoria risolvere il problema della precarietà. Quest’anno, ci saranno più di 200.000 precari impiegati in supplenze annuali.
Le necessità dei precari
Va notato che su 50.000 posti disponibili, ben 10.000 sono rimasti inutilizzati. Questo avviene perché i precari preferiscono lavorare nelle vicinanze delle loro residenze anziché lontano da casa. Non sono disposti a separarsi dalla propria famiglia per un salario che è notevolmente al di sotto dell’inflazione e uno dei più bassi nella pubblica amministrazione.
Il presidente dell’Anief sta quindi promuovendo l’idea del doppio canale di reclutamento, che permetterebbe di assumere insegnanti precari direttamente dalla graduatoria dalla quale sono chiamati. Inoltre, si propone l’introduzione di una specifica indennità per coloro che lavorano al di fuori del loro luogo di residenza e la rimozione tempestiva delle restrizioni alla mobilità del personale scolastico. L’obiettivo è garantire il diritto alla famiglia senza compromettere il diritto al lavoro.