Scuola

Stabilizzazione precari scuola con 36 mesi di servizio: con abilitazione o specializzazione ammissione ai corsi universitari per conferma nei ruoli

Se da un lato si può accogliere con un certo entusiasmo la notizia che il ministero abbia finalmente ottenuto i fondi per ripristinare quello che viene definito l’ex organico covid, adesso ribattezzato organico aggiuntivo, è altrettanto sicuro che non ci si può riposare sugli allori e che bisogna insistere su un sistema di immissioni in ruolo che da un lato dia un colpo al precariato e dall’altro assicuri agli studenti la continuità didattica di cui hanno bisogno per un anno scolastico che sia efficace dal punto di vista della crescita personale e dell’istruzione che ricevono.

Lotta alla dispersione scolastica

I sindacati accolgono con favore il ripristino dell’ex organico covid mediante l’inserimento nelle scuole di un organico aggiuntivo, dal momento che si tratta di un valido aiuto per aiutare le scuole a lottare contro la dispersione scolastica, per realizzare i progetti del PNRR su orientamenti e tutoraggio.

Anief in particolare, però chiede che invece di continuare con la politica dei contratti pluriennali, il ministero si decida a fare in modo che i posti vacanti da diversi anni siano assegnati per le immissioni in ruolo. Una strategia che davvero consentirebbe di agevolare la continuità didattica.

La stabilizzazione dei precari

D’altra parte si tratterebbe nè più nè meno di applicare le indicazioni dell’Europa, in base alle quali è necessario che se si ha bisogno di ricoprire un ruolo chiamando un supplente per tre anni allora è necessario stabilizzarlo. Sarebbe un percorso che consentirebbe di procedere con contratti pluriennali per poi stabilizzare i precari. Le statistiche raccontano che sono più di 400mila i precari che hanno più di tre anni di insegnamento e sono quelli che dovrebbero essere stabilizzati dallo Stato.

Uno strumento che dovrebbe essere adottato in modo progressivo, in modo da cancellare definitivamente il record italiano di supplenze annuali.

Il doppio canale di reclutamento

A non funzionare è il meccanismo alla base delle assunzioni. Si torna allora a parlare di doppio canale di reclutamento che avvenga dalle stesse graduatorie da cui sono chiamati i supplenti. Per fare in modo che il merito non venga messo in secondo piano, l’idea è che chi ha l’abilitazione o la specializzazione dovrà essere ammesso ai corsi universitari e dovrà meritare l’acquisizione del titolo per essere confermato nei ruoli.

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