Cfu insegnamento 2023: come verificare il possesso dei titoli per la classe di concorso desiderata
I percorsi di abilitazione all’insegnamento sono programmati per iniziare nei prossimi mesi, ma prima di tutto, gli aspiranti docenti devono assicurarsi di avere i requisiti di accesso corretti. Spesso infatti pensare di possedere la laurea potrebbe non rappresentare il requisito completo per avere diritto all’accesso e potrebbe essere una condizione insufficiente rispetto al completo requisito richiesto.
L’accesso a insegnamento specifici
Quindi, è essenziale comprendere che i percorsi di abilitazione consentono l’accesso a insegnamenti specifici in base all’articolo 5, comma 1 e 2 del Decreto Legislativo 59/2017, modificato successivamente dal DL 36/2022, poi convertito nella legge 79/2022. Il titolo di studio necessario deve essere riconosciuto secondo i criteri stabiliti dal DPR 19/2016 e dm 259/2017.
Per verificare se il proprio titolo di laurea soddisfa i requisiti richiesti dal Ministero per l’accesso alla classe di concorso, è consigliabile consultare il sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione. La valutazione dei crediti formativi universitari (CFU) è un aspetto cruciale da considerare. In particolare, è importante notare che è richiesto un totale di 180 CFU se si sta ancora conseguendo la laurea.
Il processo di candidatura
Assicurarsi che la propria laurea soddisfi i requisiti è il primo passo fondamentale per avviare il percorso di abilitazione all’insegnamento. Questa verifica preliminare può evitare inconvenienti o ritardi nel processo di candidatura. Inoltre, è consigliabile rimanere aggiornati sulle informazioni fornite dal Ministero dell’Istruzione per quanto riguarda i requisiti di ammissione ai corsi di abilitazione all’insegnamento. Questo garantirà la certezza dell’accettazione della propria candidatura, oltre a una preparazione adeguata per intraprendere una carriera nell’insegnamento.
Le tempistiche
La data di inizio dei percorsi non è stata ancora definita, ma il ministero non potrà in questo senso rimandare troppo il discorso considerato che ci sono delle scadenze per quel che concerne la fine dei percorsi stessi che non si possono disattendere anche in virtù degli impegni presi con l’Europa in merito alle tempistiche di stabilizzazione dei precari.
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