Vincoli mobilità lavoratori: due emendamenti al Milleproroghe per spostare in avanti di un anno il blocco dei neo assunti
Aumentano le speranze di implementare le deroghe ai vincoli alla mobilità dei lavoratori nuovi assunti nella scuola. Tanti gli emendamenti al decreto Milleproroghe che le commissioni congiunte Bilancio e Affari Costituzionali della Camera dei Deputati stanno esaminando in questi giorni. Di particolare interesse quello pensato dal sindacato Anief assieme a diversi altri per evitare la crisi della scuola il prossimo anno.
Le assegnazioni annuali di docenti
Riguarda nello specifico i trasferimenti e le assegnazioni annuali di docenti e personale Ata assunti negli ultimi anni. E’ una duplice proposta di modifica. Ora si aspetta il parere della commissione congiunta prima e quinta di Montecitorio. Tutte e due le proposte sono sostenute da partiti di governo: “l’emendamento presentato dalla Lega – scrive la stampa specializzata – si aggiunge a quello presentato da Fratelli d’Italia, e prevede dunque la deroga del blocco triennale per gli insegnanti neoassunti per l’anno scolastico 2024/2025”. Ma in cosa consiste la proposta? “L’attuale normativa prevede che i docenti rimangano nella stessa istituzione scolastica per tre anni dopo il periodo di prova, a partire dall’anno scolastico 2023/2024”. Adesso, “entrambi gli emendamenti propongono di posticipare l’applicazione di questo vincolo al 2024/2025”.
La versione definitiva
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è indispensabile che questo emendamento veda la luce e si approvi la versione definitiva del decreto prevista per fine febbraio, sempre in attesa che il legislatore sopprima una volta per tutte i vincoli alla mobilità del personale scolastico. Abbiamo sentore che i partiti della maggioranza politica stanno prendendo in seria considerazione il doppio emendamento: sanno bene che non approvandolo si comprometterebbe la funzionalità del sistema scolastico, ma anche quella familiare e sociale, perché negherebbe il diritto al ricongiungimento familiare oggi calpestato da una norma sempre più anacronistica”.
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