Aumento stipendio docenti 2024: scompaiono i 160€ a causa del conguaglio in busta paga
Il pagamento dello stipendio del mese di febbraio è andato in archivio ma ha lasciato l’amaro in bocca per gran parte del personale della scuola. Gli importi infatti sono risultati inferiori alle aspettative per via conguaglio dei compensi del 2023. Un conguaglio che ha di fatto ridotto il “beneficio medio di circa 160 euro al mese a regime” raggiunto a fatica con gli accordi relativi alla contrattazione scolastica.
Il conguaglio di febbraio
E così, al di là dei conguagli di febbraio e degli aumenti degli ultimi mesi, gli stipendi scolastici restano secondo le statistiche al di sotto della media Ocse e anche dei compensi ricevuti nel pubblico impiego.
Docenti e Ata non possono fare altro che constatare di essere indietro rispetto alla maggior parte dei colleghi della PA di circa 4 mila euro annui. “Sono quelli – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che stiamo cercando di recuperare con i nostri ricorsi per ottenere l’indennità di vacanza contrattuale piena, poiché non è stata allineata all’inflazione”.
I diritti negati
“Inoltre – continua il sindacalista – da qualche settimana abbiamo avviato la campagna Anief di screening gratuita “Non un euro di meno”, attraverso la quale si intende verificare lo stato di servizio di ogni singolo insegnante e Ata: chiediamo ai lavoratori della scuola di verificare, attraverso anche i nostri uffici territoriali, quale è l’effettivo stato di servizio e se vi sono dei diritti loro negati, specialmente per chi ha svolto anni di precariato. È una battaglia che portiamo avanti con coscienza e convinzione, considerando anche le vittorie in Corte di giustizia europea per far applicare il diritto dell’UE e disapplicare le norme contrattuali e legislative nazionali in contrasto col diritto europeo”.
A incidere sulle cifre inferiori rispetto alla media sono l’assenza di scatti di anzianità, di salari accessori, retribuzione professionale ai docenti, contributo individuale accessorio per il personale ATA. “Ma stiamo parlando anche – conclude Pacifico – del pagamento delle ferie non godute, della ricostruzione di carriera incompleta, come pure del servizio svolto nella scuola paritaria. Infine, anche della formazione che andava retribuita, dei permessi retribuiti e dell’abuso dei contratti a termine”.
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