Non si placano le polemiche in seguito all’abolizione del concorso docenti abilitante. Se da un lato l’abolizione del concorso che doveva svolgersi nel 202 era nell’aria, superato dalla riforma del reclutamento, dall’avvio dei percorsi abilitanti e dal nuovo corso di immissione in ruolo voluto dal ministero, dall’altro non si placa il senso di ingiustizia per una procedura che doveva essere avviata, poi sparita nel nulla, ma per la quale era stata regolarmente fatta pagare l’iscrizione.

Chi si era iscritto

Nel 2020 è stato emanato il Decreto n. 497 che consentiva ai docenti con almeno tre anni di servizio, compresi quelli svolti nelle scuole paritarie, di partecipare a una procedura selettiva per ottenere l’abilitazione. Gli interessati hanno presentato le domande entro il 15 giugno 2020, pagando una tassa di segreteria di 15 euro. Due categorie di docenti si erano iscritte al concorso: quelli non di ruolo, che dovevano avere il titolo di studio specifico e almeno tre anni di servizio, di cui uno nella classe di concorso richiesta, e quelli di ruolo nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, purché possedessero il titolo di studio adeguato.

Via ai risarcimenti

Tuttavia, nonostante l’accumulo di un milione e mezzo di euro dalle tasse di iscrizione, il concorso non è mai stato svolto a causa della sua sostituzione con nuovi percorsi abilitanti. I docenti candidati attendono da più di tre anni il rimborso delle tasse versate, senza ricevere alcuna risposta dal Ministero dell’Istruzione nonostante le richieste inviate. Di fronte a questa situazione e al legittimo interesse dei candidati, il Segretario Generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, annuncia l’intenzione di intraprendere azioni legali contro il Ministero.

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