Docenti di sostegno confermati dalle famiglie: sempre più precari e meno continuità didattica, la soluzione è trasformazione dei posti in deroga in cattedre di diritto e assunzione stabile su tutti i posti vacanti
Il Governo ha introdotto una nuova norma nel decreto legge n. 71/2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126, che consente la conferma dei docenti a tempo determinato su posti di sostegno, su richiesta delle famiglie degli alunni con disabilità. La decisione finale spetta al dirigente scolastico, valutando l’interesse dell’alunno. Questa misura mira a garantire la continuità didattica per gli studenti con disabilità, con priorità per i docenti specializzati ma estendendosi anche ai non specializzati.
L’Anief esprime il suo dissenso, sostenendo che la norma rappresenta una forma di “chiamata diretta” dei docenti basata sul parere delle famiglie e dei dirigenti scolastici, precarizzando ulteriormente la categoria degli insegnanti. L’associazione ritiene che la soluzione per garantire la continuità didattica risieda nella trasformazione dei posti in deroga in cattedre di diritto e nell’assunzione stabile dei docenti su tutti i posti vacanti, non solo su una piccola percentuale.
Si vuole approvare una specie di chiamata diretta dei docenti, attraverso il parere delle famiglie degli studenti e dei dirigenti che in questo modo daranno il loro contributo per la conferma dei supplenti sostegno che hanno già lavorato nell’anno precedente in quella scuola. Come Anief, non possiamo che ribadire la nostra posizione: fare scegliere alle famiglie se un docente deve o non dove essere confermato non farà altro che precarizzare la categoria”.
“Quello che servirebbe, piuttosto, è trasformare diverse decine di migliaia di posti in deroga in cattedre in organico di diritto; questo dovrebbe essere il preludio all’immissione in ruolo su tutti i posti liberi, non sul 10-20% come avviene da tempo. La continuità didattica – conclude Pacifico – si conquista con le immissioni in ruolo e la stabilità del personale, anche di sostegno, non con delle misure inefficaci e che non tengono conto del merito”.
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