Scuola

Docente condannata per comportamento minaccioso e aggressivo: licenziata senza preavviso

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha stabilito che i reiterati comportamenti minacciosi e aggressivi di un docente verso minori costituiscono giusta causa di licenziamento. Questi atti non sono giustificati come metodo educativo, in quanto possono ledere l’integrità psico-fisica degli individui e contravvenire ai diritti inviolabili dell’uomo e alle finalità educative.

La condanna per maltrattamenti

Una docente è stata condannata a un anno di reclusione e all’interdizione dalla professione per maltrattamenti nei confronti di tre alunni. È stata accusata di ripetuti atti di violenza fisica e psicologica, insieme ad altre insegnanti, causando sofferenze fisiche e psichiche ai bambini di 6-7 anni.

Il licenziamento disciplinare

Dopo il procedimento disciplinare e la sospensione dal servizio, il Ministero ha intimato il licenziamento senza preavviso, confermato dal Tribunale. La docente aveva violato i doveri della sua funzione con atti di violenza fisica, ritenuti minacciosi e incompatibili con il ruolo di insegnante, rendendo impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro.

La sospensione di 3 mesi

La Corte d’appello ha giudicato il licenziamento sproporzionato, riducendo la sanzione a una sospensione temporanea di 3 mesi con privazione della retribuzione. Ha riconosciuto la rilevanza disciplinare dei comportamenti della docente ma ha ritenuto che non fossero di gravità tale da giustificare il licenziamento, disponendo la reintegrazione nel posto di lavoro e il pagamento di un’indennità.

L’impugnazione del Ministero

Il Ministero ha impugnato la decisione della Corte d’appello presso la Corte di Cassazione, sostenendo che i comportamenti violenti e minacciosi avevano compromesso il rapporto di fiducia con l’amministrazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione d’appello, stabilendo che i comportamenti aggressivi e minacciosi non possono essere considerati un metodo educativo. Questi atti sono incompatibili con le finalità educative e gli standard attuali della coscienza sociale, specialmente considerando l’età degli alunni e il ruolo dell’insegnante. La causa è stata rinviata alla Corte d’appello per una nuova valutazione.

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