Prossimo concorso scuola a novembre: accantonati 20mila posti con ancora in sospeso i risultati del concorso 2023 mentre ancora non si è concluso il concorso 2023 e gli idonei del concorso 2020 in attesa
Molte incertezze per gli oltre 250mila docenti precari, intrappolati in un sistema che sembra rendere ancora più difficile l’accesso a un posto fisso. La riforma voluta dal governo Draghi, che introduce l’obbligo di 60 crediti formativi universitari (CFU) per poter partecipare ai concorsi e alle graduatorie, sta suscitando forti polemiche e proteste.
Per molti insegnanti precari, l’obbligo di acquisire questi crediti rappresenta un ostacolo insormontabile. I corsi per ottenere i 60 CFU sono spesso costosi e difficili da conciliare con il lavoro e la vita familiare. Molti docenti lavorano da anni senza i crediti, per poi sentirsi dire che la loro preparazione non è sufficiente e che è necessario frequentare dei corsi a pagamento. E chi è già di ruolo, dovrà fare lo stesso? La frustrazione è il sentimento più diffusa tra i docenti.
A complicare ulteriormente la situazione, ottenere i 60 CFU non garantisce in alcun modo l’accesso al ruolo. I concorsi per l’assunzione sono bloccati, le graduatorie sono ferme, e i posti disponibili nelle scuole sono insufficienti per coprire il fabbisogno reale. Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil, prevede un nuovo record di supplenti per l’anno scolastico in corso, sottolineando che “almeno un terzo dei docenti totali sono precari”.
Anche Giuseppe D’Aprile, segretario della Uil Scuola, critica la gestione del Ministero, evidenziando l’assurdità di accantonare 20mila posti per un concorso previsto per ottobre, mentre sono ancora in sospeso i risultati del concorso 2023 e ci sono idonei dal concorso del 2020 che non hanno ancora ottenuto una posizione.
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