Scuola

Un insegnante di ruolo costa allo Stato più di un precario: per questo non si assume anche se ci sono i posti, la denuncia di Galiano

Come è possibile che la scuola italiana non riesce a risolvere il problema delle assunzioni dei docenti, ritrovandosi ogni anno a battere nuovi record di supplenze e con il caos dell’assegnazione delle cattedre ai precari a caratterizzare l’estate?

Le cattedre scoperte

Perché un insegnante di ruolo costa allo Stato molto più di un insegnante precario. E quindi, paradossalmente, conviene mantenere lo status quo fatto di incertezza e contratti a tempo determinato. Questo almeno quanto sostiene il docente e scrittore, Enrico Galiano, spesso critico nei confronti del mondo della scuola e del modo in cui viene gestita a scapito di studenti e insegnanti. Sta facendo molto discutere uno dei suoi ultimi post su Facebook in cui denuncia la crisi della scuola e la mancanza di insegnanti.

Al momento, ci sono 62.560 cattedre scoperte in Italia. Nonostante questo sono solo 45.000 assunzioni previste. Il tutto mentre si programma un nuovo concorso scuola a novembre e migliaia di idonei di concorsi degli anni passati sono in attesa di una chiamata.

I costi per la scuola

Una situazione che non penalizza solo gli insegnanti dal punto di vista economico e lavorativo, ma tutta la società italiana che deve fare i conti cons studenti privati della continuità didattica e di un’istruzione che potrebbe essere di livello superiore.

Secondo Galiano “un insegnante in ruolo costa allo Stato molto più di un precario”, scrive Galiano, “ecco perché non si assumono insegnanti, nemmeno se ci sono i posti, nemmeno se hanno titoli, esperienza, capacità”.

Il ruolo della politica

Poi in generale Galiano critica la politica, che gestisce questo tipo di situazioni di cui è vittima la scuola e sono vittime gli studenti, sostenendo che “un grande politico pensa agli elettori di domani, un pessimo politico a quelli di oggi”, scrive. “La scuola è fatta dagli elettori di domani, e io di grandi politici qui non ne vedo molti”.

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